Torino - Adesso sono angosce, forse paure, tante incertezze. Mancini e Drogba hanno bagnato una vendetta a freddo. Non ci avete voluti, eccovi serviti! Poteva essere una vittoria clamorosa, e una sconfitta devastante per la Juve, se non ci fosse stato il jolly di tutte le Champions bianconere a tenere a bada i turchi. Quagliarella ancora lui, spunta con le sue ali dorate e reti che pesano come sempre, più di sempre questa volta. Juve da rivedere e forse rimescolare. C'è qualcosa che non va ed anche ieri sera ha rischiato la sberla da ko. Ha rischiato la sconfitta, ha buttato la vittoria procurata dal rigore e dal gol di Quagliarella (ora sono sei i gol in Champions). Drogba ha fatto vedere stelle e bravura alla Juve (le ha segnato tre gol in Europa) che ora dovrà tornare Signora calcistica se vorrà far strada. E nel prossimo turno c'è Madrid e il Real.
Il primo tempo bianconero pareva quello giocato nel derby: monotono, calcio scontato, poche accelerazioni, incapacità di far male alla difesa del Galatasaray che non è proprio un covo di fenomeni. Però non male Chedjou, camerunense di 18 anni: da noi giocherebbe nella Primavera. Lo Juventus stadium ha atteso per trequarti d'ora (ed ancora per tanto nel secondo tempo) lo scoccare della scintilla che restituisse la squadra dei tempi migliori, ovvero quella prepotente e arrembante dell'anno scorso. Qui, invece, siamo ancora alla ruggine, al gioco compassato, all'ispirazione variabile di Pirlo che perfino Sneijder ha tenuto a bada, dedicandosi alla sua marcatura da metà campo in giù. L'abbraccio di inizio partita fra Mancini e Tevez è stato un segnale di pace che la Juve ha preso molto alla lettera. E il primo tempo ha cominciato a rilanciare segnali preoccupanti. Vucinic che scatta verso la porta e crolla con il solito problema muscolare: dopo venti minuti già fuori. Poi quell'affannarsi inutile davanti alla porta di Muslera, che non è un portiere da serranda chiusa.
Il Galatasaray si è limitato a giocare ordinato, difensivamente attento nell'addomesticare i tiri bianconeri che parevano colpi di spolverino. Solo Tevez verso la fine del tempo ha cominciato ha cominciato a calciare da attaccante vero. La gente juventina ieri sera si è goduta il confronto fra il sogno infranto (Drogba) e il sogno realizzato (Tevez). Primo tempo 1-0 per il bulldozer ivoriano, o se volete 41 a 37 contando i gol di Droga in Champions e quelli di tutta la Juve. La rete , fra l'altro, è stato un meraviglioso regalo ai turchi e magari all'esordio di Mancini: Bonucci combina il pasticcio che sta nelle sue corde, Drogba intuisce, strappa palla e approfitta, Buffon capisce, esce ma è tardi, Barzagli tagliato fuori, porta spalancata e gol. Alla Juve sono rimasti due palmi di naso e magari il dubbio che un precedente intervento di Zan su Quagliarella valesse un rigorino. Ricompensato nella ripresa dall'arbitro Kassai che ha messo molto piglio e tanto decisionismo, poco propenso ad accettare le facili cadute (tranne quella di Quagliarella)
La prima Juve ha mostrato trequarti d'ora di timidezza in quasi tutti i giocatori. Quella del secondo tempo ha ripescato una miglior vivacità, una ritrovata effervescenza in Vidal e finalmente l'idea non malvagia di provare a tirare seriamente in porta. Fino al gol i turchi hanno giocato buon calcio, la Juve non ha ritrovato il suo calcio. Drogba ha tenuto in apprensione fisica la difesa bianconera, Conte è ricorso a Llorente per vedere il primo colpo di testa vincente nell'area avversaria (poteva valere un gol): forse andrebbe rivisto il suo modo di intendere attacco ed attaccanti. Poi Amrabat si è fatto pescare come un pollo da Quagliarella, l'arbitro è stato amichevole e Vidal ha risolto le angosce con il gol del pareggio.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.