Fabio sorprende il Tour Stacca tutti dove lo Squalo cominciò la sua impresa

Fabio sorprende il Tour Stacca tutti dove lo Squalo cominciò la sua impresa

Si lancia dal «trampolino» quando al traguardo mancano poco più di 2 km. Un salto, in avanti, leggero e armonico. E poi un volteggio potente e armonioso, fin sul traguardo posto a la Plance des Belles Filles: il trampolino delle belle ragazze. Vince Fabio Aru, 27 anni compiuti tre giorni fa, fasciato dal tricolore, con un sorriso abbacinante che risplende su questa valle della Haute-Saone. Esplode il Tour de France, esplode per merito del nostro tamburino sardo. Il campione italiano piazza il suo attacco quando al traguardo mancano 2.500 metri e nessuno riesce a tenere il suo passo. Rilancia continuamente l‘azione Aru, mulinando rapporti impossibili con grande agilità. Sembra giocare su quelle pendenze alsaziane tutt’altro che semplici, con punte anche del 20%, mettendo in difficoltà parecchi avversari. L’irlandese Daniel Martin alla fine gli concederà 16 secondi, il britannico Chris Froome e il tasmaniano Richie Porte 20, lo spagnolo Alberto Contador e il colombiano Rigoberto Uran 26, mentre Nairo Quintana, addirittura, 32. La maglia gialla passa di padrone ma resta in casa Sky. Dalle spalle del gallese Geraint Thomas va su quelle di Chris Froome, che ora ha 12 secondi di vantaggio sul compagno di squadra e 14 sul campione d’Italia. Sorride Fabio Aru, sorride felice prima di salire sul podio per celebrare la vittoria e poi per indossare la maglia a pois di re degli scalatori: «Sono incredulo – dice il sardo dell’Astana -. Ho attaccato poco dopo il cartello dei meno tre chilometri perché volevo vedere come si muovevano i big, ma quando ho visto che esitavano ho dato il massimo. Per me è una grandissima soddisfazione vincere con la maglia tricolore addosso. Solo tra qualche ora, o forse solo tra qualche giorno, realizzerò concretamente quello che sono stato capace di fare su questo traguardo bellissimo». E ancora: «Vincere al Tour era uno dei miei più grandi sogni. Dopo aver conquistato i successi di tappa al Giro e alla Vuelta, mi mancava un’affermazione sulle strade di Francia, ora ho colmato anche questa lacuna, ma la strada è ancora lunga e l’appetito vien mangiando. La salita? L'avevo studiata guardando il video di Vincenzo (Nibali, ndr), quando qui vinse nel 2014. Mi sono ispirato a lui». La tappa è vissuta su una fuga di otto attaccanti - Bakelants, De Gendt, Delage, Van Baarle, Gilbert, Boasson Hagen, Voeckler e Perichon - e sulla rincorsa guidata per oltre 130 chilometri dalla BMC di Richie Porte, che ha fatto un lavoro incredibile e anche inspiegabile, quando avrebbe dovuto e potuto lasciare campo alla Sky. Poi lo scatto di Aru, in faccia a Froome e compagnia, per andare a vincere sul «trampolino delle belle ragazze», su una salita relativamente giovane, toccata in precedenza dal Tour solo in altre due occasioni (vittorie di Froome 2012 e Nibali 2014, ndr). Un luogo che ci sorride, anche se la leggenda narra una storia cruenta e dolorosa che risale alla Guerra dei Trent’anni: nel 1635, infatti, un gruppo di ragazze scelse di affogare nelle acque nere di un lago per scappare alle sevizie dei mercenari svedesi. Oggi, in uno scenario di festa e di pace, possiamo dire che da quel trampolino si è buttato a volo d’angelo Fabio Aru, che coglie sicuramente una delle vittorie più belle e beneaguranti della sua pur giovane carriera. Vince la piccola Italia, quella che fatica a vincere, ma continua a farlo: con Vincenzo Nibali e ora con Fabio Aru. Vince con due ragazzi isolani, non isolati, perché alle loro spalle c’è una nuova generazione di corridori che sta crescendo e bene. Vinciamo con un siciliano e ora con un sardo, con due ragazzi che conoscono il sacrificio e la rinuncia, soprattutto i sogni. Enzo ha già in bacheca quattro grandi giri: non gli manca nulla nella sua personale collezione.

Fabio ha una Vuelta di Spagna e due podi al Giro d’Italia, ora è lì, o meglio, è qui per inseguire un altro sogno. Non sappiamo se Fabio ha già la forza per vincere un Tour de France, ma è sicuro che chiunque ambisca alla maglia gialla di Parigi dovrà fare i conti anche con lui.

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