Se ci fosse anche lui nell'11 di partenza di Petkovic i tifosi della Juventus potrebbero già iniziare a toccare ferro. Per loro fortuna il trentasettenne Stefano Fiore, sei gol e sei vittorie in 14 partite giocate in carriera contro i bianconeri, oggi ha smesso con il calcio giocato e sta muovendo i primi passi da direttore sportivo in Serie D, nella sua amata città, Cosenza. L'ex trequartista della Lazio ha analizzato il big match di Torino, partendo proprio dal suo ricordo personale: con due reti, nell'1-2 del 15 dicembre 2002, è stato il vero protagonista dell'ultima vittoria biancoceleste in campionato sul campo della Juve.
Cosa ricorda di quella partita?
«C'era freddo e nebbia. Segnò Nedved, ma io avevo la sensazione che avremmo vinto. Dopo i due gol, al fischio finale ho provato una gioia immensa. In quegli anni battere la Juve sul suo campo era un'impresa».
La Juventus le evoca dolci ricordi?
«I colori bianconeri mi hanno sempre portato fortuna. La vittoria in Coppa Italia nel 2004, segnando la doppietta nella finale di andata ma anche un gol al ritorno, rimane uno dei miei ricordi calcistici più belli».
Più forte la sua Lazio o quella attuale di Hernanes e Klose?
«Quella di oggi è più fisica della mia, ma anche meno tecnica. La mia Lazio era più forte, soprattutto perché facevamo risultato nonostante il periodo critico del caso Cirio, con stipendi in ritardo e voci di problemi economici che influivano sulle nostre prestazioni. Ho trascorso a Roma due anni e mezzo intensi e senza problemi societari sarei rimasto a lungo».
Come finirà oggi?
«Partita da tripla. La Lazio può anche vincere e andrà a Torino a giocarsela, galvanizzata dal grande derby giocato domenica scorsa. La squadra di Conte nel suo stadio raramente sbaglia partita. L'impegno di mercoledì in Champions influirà sicuramente. Contro il Chelsea è decisiva, da dentro o fuori, contro la Lazio non ancora».
Chi è la favorita per lo Scudetto?
«In primis la Juventus, con Inter e Napoli alle spalle. Lazio e Fiorentina sono le outsider: mostrando un bel calcio, possono puntare alla zona Champions».
Chi è l'erede di Fiore?
«Per ruolo e caratteristiche Candreva. Lui ha più fisico, corre molto e calcia bene da fuori. Io ero più tecnico e giocavo da trequartista puro».
E in questa nuova veste di ds del Cosenza come si trova?
«È un'esperienza molto formativa. L'anno scorso abbiamo vinto il campionato di Serie D, ma per problemi vari non ci è stata permessa l'iscrizione alla Lega Pro. Quest'anno ci riproviamo. Il mio obiettivo è riportare la squadra della mia città nel calcio professionistico».
Il suo sogno invece è quello di riuscire a diventare direttore sportivo di una squadra importante, magari della Lazio?
«Sarebbe meraviglioso tornare a Roma in questo ruolo. Ma c'è tempo. Intanto lunedì ho l'esame conclusivo e spero di prendere l'attestato a Coverciano. In futuro il sogno è arrivare a svolgere questo lavoro in Serie A».
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