Dall'europeo under 21 finito col quinto successo della Spagna (pareggiati i conti con la bacheca azzurra) possiamo ricavare tre lezioni. La prima porta la firma del presidente Uefa Ceferin che a bocce ferme ha stroncato il biscottone col quale Francia e Romania hanno eliminato gli azzurri di Di Biagio. «Passeremo alla formula a 16 squadre» la promessa. Meglio tardi che mai. La seconda lezione è quella giunta dalla Spagna, partita dall'1-3 contro l'Italia (ma senza Fabian Ruiz nella ripresa) e capace di risalire la china fino a prendersi la rivincita sulla Germania. C'è un segreto nemmeno tanto segreto dietro l'affermazione spagnola: lo scheletro dell'under 21 infatti è stato preparato dal ct De la Fuente, lo stesso che nel 2015 era alla guida dell'under 19. Ha inserito un paio di pedine nuove tra cui quel progetto di fuoriclasse che è Fabian Ruiz, maturato alla scuola di Ancelotti, ed ecco il risultato finale. Forse anche Gravina dovrebbe puntare sulla continuità di mentalità e addestramento nelle nazionali giovanili. Adesso, per rimpiazzare Di Biagio, il candidato più accreditato è Evani, non a caso anche lui passato dall'under 20. La terza lezione riguarda i criteri di selezione. Non è stato sufficiente convocare 5 esponenti della Nazionale di Mancini per cancellare 15 anni di delusioni (nel 2004 l'ultimo trionfo azzurro).
Infine dal comportamento di un paio di loro (Kean e Zaniolo) è arrivato l'ammonimento principale: meglio puntare su ragazzi meno dotati ma motivati che su esponenti viziatelli e anche dediti più a coltivare l'ego sui social che ad allenarsi con rigore e a rispondere con puntualità alle riunioni tecniche.
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