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Fognini batte ancora Seppi Bravo Starace

Joseph Blatter è rimasto sconvolto dalla lettura degli insulti razzisti nella serie A italiana. Ritengo che il turbamento del presidente della Fifa sia relativo agli ululati rivolti dai soliti idioti a Mario Balotelli; domenica i romanisti, prima tutti gli altri della stessa risma.
Ma Blatter sa che il razzismo è una cosa seria, miserabile, volgare e vigliacca e non dura trenta secondi per poi variare su altri sfoghi. Insieme con Balotelli giocano nel Milan altri calciatori di colore: Zapata, Constant, Robinho, Boateng, Muntari, Traorè, Niang. Ebbene: come mai nessuno di questi magnifici sette è oggetto continuo di cori razzisti? Forse sono meno scandalosi gli atti di teppismo, quelli veri purtroppo, che si svolgono in qualunque stadio o antistadio nostrano? Forse i due delinquenti tifosi granata arrestati con l'accusa di tentato omicidio non sconvolgono il presidente della Fifa? E le minacce rivolte ai calciatori che non «devono perdere la partita» o addirittura che «non devono vincerla»?
Il problema del razzismo, lo ripeto, è così serio che ridurlo a Balotelli, presentato ieri dal Tg1 come «simbolo di un'Italia che vuole cambiare», diventa ridicolo. È il comportamento di Balotelli a provocare l'idiota in curva che nulla sa del razzismo e delle sue perverse manifestazioni. Se Balotelli giocasse nella Roma verrebbe fischiato da quelli della Lazio e affini, così come le squadracce del tifosi laziali insultano i neri avversari ma celebrano il proprio nuovo gioiello il nigeriano Onazi.
La scorsa settimana, in Inghilterra, è accaduto un fatto emblematico. Il sindacato dei calciatori «Pfa» ha invitato il comico Reginald D. Hunter per la tradizionale festa di fine stagione con la premiazione del miglior professionista dell'anno, il gallese del Tottenham Gareth Bale. Reginald D Hunter è un nero statunitense apprezzatissimo ma nel suo show di mezz'ora ha continuato a ripetere «niger», negro, creando imbarazzo nella sala dell'hotel Grosvenor di Londra.
Ecco, dunque il problema: anche l'insulto ha i suoi confini, possono farlo i neri tra di loro, così come gli omosessuali ma se proviene da un bianco o da un eterosessuale allora è violenza, è razzismo, è omofobia. La premier league inglese ha avuto a che fare con diversi casi che hanno coinvolto John Terry, Ashley Cole, Anton e Rio Ferdinand, Evra, Luis Suarez, Obi Michel ma anche lo spagnolo bianco Mata e l'arbitro Clattenburg, prima sospeso poi riabilitato. Sono scattate indagini della polizia, interrogatori e alla fine si è anche accertato che qualcuno stava giocando sporco sul tema del «politically correct».
Mario Balotelli sa benissimo come zittire gli idioti, non con il gesto del dito indice davanti al naso ma ignorando l'insulto di cui deve occuparsi l'arbitro o la polizia. Giochi a football, cosa che sa fare benissimo, e sappia, lui, come il Tg1, che «l'Italia che cambia» ha bisogno di altri modelli cui ispirarsi.

Il resto è ipocrisia.

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