Froome per raggiungere Pantani e Merckx Nibali per far vedere che l'Italia c'è ancora

L'inglese riabilitato cerca la doppietta Giro-Tour e il quarto grande giro di fila

Froome per raggiungere Pantani e Merckx Nibali per far vedere che l'Italia c'è ancora

Mouilleron-le-Captif Non facciamolo passare per antipatico. Che ai francesi Chris Froome stia sugli zebedei è ormai pensiero comune, che si è fatto vulgata. Però non facciamo passare Froome per quello che non è. Non dipingiamolo come un ragazzo spocchioso e arrogante: è l'esatto contrario. Se in bicicletta il britannico è un pugno nello stomaco, giù dal mezzo Chris è un ragazzo educato, sensibile e disponibile. L'immagine della signorilità. Certo, è un agonista: quindi ambizioso e competitivo. Ha gambe forti, cuore lento e la testa dura come il marmo. È tosto.

Tosto è anche il nostro Vincenzo Nibali, il pezzo pregiato della nostra argenteria ciclistica. È l'uomo della Providenza, e sa perfettamente che non sarà facile spodestare dal trono sua maestà Chris Froome. Sa che va contro una leggenda e un atleta che è già mito e la sua storia è già pronta per essere aggiornata, ma è proprio su questo concetto di sfida estrema, che il siciliano fonda gran parte della propria orgogliosa motivazione. D'altra parte - è bene ricordarlo è l'unico che è stato in grado in questi ultimi cinque anni, di battere il fuoriclasse del team Sky.

Record. Tre settimane di corsa, 21 tappe, 3.351 km più una serie di record da inseguire. Froome è pronto a frullare tutti, per farne un cocktail sempre più unico. Insegue per esempio la doppietta Giro-Tour che non riesce dal 1998, anno di grazia di Marco Pantani. Il quarto grande Giro vinto consecutivamente nell'arco di dodici mesi (al momento è a tre: Tour 2017, Vuelta 2017, Giro 2018) come solo Eddy Merckx tra il 1972 e il 1973 è stato capace di fare. E ultimo ma non ultimo, insegue la cinquina. Il quinto Tour de France, alla maniera di Anquetil, Merckx, Hinault e Indurain.

Sfida. Ci sono tutti, proprio tutti, con buona pace del nostro Giro, che in materia di partecipazione resta un giretto. C'è la corazzata Movistar che schiera tre punte: Quintana, Valverde e Landa. Poi Bardet, Barguil, Alaphilippe, Pinot e Martin, speranze di una Francia che non vince la sua corsa dal 1985. Gli olandesi Mollema, Kruiswijk e Dumoulin. Il russo Zakarin, il polacco Majka, l'australiano Porte, il colombiano Uran, il danese Fuglsang, l'irlandese Daniel Martin. Può bastare?

Azzurri. Tutto è sulle spalle di Vincenzo Nibali (13 gli italiani al via, ndr): un uomo solo, che è anche il solo uomo che può ambire almeno al podio. Dopo aver conquistato la Sanremo, insegue un bis azzurro riuscito solo a Bottecchia, Bartali e Coppi. Sfida la cabala, la storia e i numeri. Non è vecchio, ma non è più nemmeno un ragazzino: ha 33 anni compiuti, e se la storia e i numeri hanno un senso, ci dicono che dal 1980 solo due corridori di 33 anni hanno vinto il Tour. Ci riuscì Joop Zoetemelk in quell'anno, poi Cadel Evans nel 2001. E prima di loro bisogna tornare al 1952 per la seconda impresa di Fausto Coppi. Più vecchi solo Pelissier nel 1924 e Bartali nel 1948: per entrambi 34 anni.

Ilvia. La partenza domani da Noirmoutier-en-l'Ile: 110 km (sui 201 totali) lungo le coste della Vandea, affacciate sull'Atlantico. Dopo una prevedibile volata (attenti però al vento) a La Roche-sur-Yon, lunedì 9 luglio sarà la volta della cronosquadre: 35,5 km lungo un percorso esigente che propone diversi cambi di ritmo e addirittura una salita nel finale.

Con questa crono Froome e i suoi Sky possono già mettere in cassaforte la corsa. Qui il nostro Nibali rischia grosso. Poi c'è da sperare che Froome non sia il solito Froome, e che Nibali faccia come al solito: vada all'attacco. Almeno per tenerci svegli.

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