Froome soffre il Muro Nibali gli strappa 5 Dumoulin è già lontano

Vincenzo prima rischia di finire in trappola per l'attacco Quick Step, poi resiste e guadagna

Froome soffre il Muro Nibali gli strappa 5 Dumoulin è già lontano

Saranno anche punture di spillo, ventagli aperti e reti che si chiudono, con quasi sempre dei pesci grossi che finiscono in trappola, ma è in queste giornate che si costruiscono le vittorie nei Grandi Giri. Quando tutto ti si mette male, e alla fine tiri le somme e scopri che è andata molto meglio del previsto.

Andiamo però con ordine. La tappa finisce al nipote d'arte Daniel Martin, irlandese come lo zio Stephen Roche, vincitore di Giro-Tour-Mondiale in quel fantastico 1987. L'irlandese della Uae Emirates di Beppe Saronni parte a 1200 metri dal traguardo e non lo vedono più. Alle sue spalle il giovane francese Latour e l'eterno Alejandro Valverde. Poi in scia Majka (5°), Yates (6°), Thomas (9°) quindi Roglic, Porte, Van Avermaet, Quintana, Nibali, Fuglsang e Landa. Chris Froome chiude 18° a 8, Rigoberto Uran 19° a 11. Quindi per Nibali giornata buona: non perde niente dai migliori, ma guadagna secondi a Froome (5) e a Uran (8).

Fin qui la corsa, le gambe e le doti di ciascun atleta su un traguardo esplosivo che fa tracimare l'acido lattico fin sopra le orecchie. Ma in questo inizio Tour e come in tutti i Grandi Giri e le corse di ogni genere e tipo, un peso importante ce l'ha la sorte, che si palesa sotto varie forme: leggi cadute o forature. Ieri a farne le spese sono stati l'olandese Tom Dumoulin che ha bucato ai -5 dal traguardo e ha lasciato per strada la bellezza di 53, ai quali la giuria ne ha appioppati altri 20 per scia prolungata dietro all'ammiraglia compiuta dal corridore nel tentativo di rientrare più velocemente in gruppo. Stessa sorte è toccata anche al beniamino di casa, Romain Bardet. Ai -4 è costretto a mettere piede a terra, a cambiare la ruota e a rientrare come un falco, ma sul Muro il transalpino ha poi pagato lo sforzo e ha dovuto concedere ai suoi avversari 31.

Prima di queste due forature, l'immancabile caduta, che ha coinvolto a 27 chilometri dal traguardo il danese Jakob Fuglsang, finito nei campi. Nel finale il danese dell'Astana è stato bravo a non perdere neppure un secondo e a chiudere nel gruppo dei migliori.

La tappa vive un sussulto che si trasforma in adrenalina quando all'arrivo mancano ancora 100 km. Cambia il vento e infuria la bufera, scatenata da chi sa aprire i ventagli e il gas come i ragazzi della Quick-Step. I belgi diretti da Davide Bramati mettono tutti alla frusta e fanno passare venti minuti di terrore a diversi big, tra i quali il nostro Nibali, oltre a Quintana, Fuglsang, Zakarin e Daniel Martin.

Alla fine rientrano tutti, e una giornata che sembrava volgere al brutto, regala a Martin la vittoria e al nostro Nibali qualche secondo in meno da recuperare a corridori come Froome, Uran, Dumoulin e Bardet. Dal timore di pagare dazio, alla piacevole sensazione di aver recuperato. Ma resta quel colpo di vento che per poco con scompaginava tutte le carte, e i piani.

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