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Fuorigiri

La notizia bomba è di matrice cinese e piomba sul Salone di Francoforte alla vigilia dell'inaugurazione. Il grande Paese asiatico, che ha nell'inquinamento una delle piaghe maggiori, ha intenzione di svoltare verso l'auto elettrica tout court. Dal 2040, ha dichiarato il viceministro dell'Industria, Pechino dirà addio ai motori tradizionali (benzina e Diesel). La Cina è così pronta ad allinearsi alle volontà già espresse pubblicamente dalla Francia e dal Regno Unito. Parlare di notizia bomba non è esagerato: la Cina, con i 28 milioni di veicoli venduti nel 2016, mantiene saldamente il ruolo di mercato leader mondiale. Inoltre, è sempre al centro degli interessi delle Case occidentali che vi hanno riversato fior di investimenti. Ci si trova di fronte, a questo punto, all'ennesima conferma che saranno i veicoli elettrici ed ibridi a caratterizzare il futuro della mobilità. Chi si avvantaggerà del nuovo corso cinese? Soprattutto i produttori locali, come Baic o Byd, marchi sempre più presenti lungo le strade di Pechino, a cui si affiancherà anche la Volvo, oggi di proprietà del colosso Geely, che ha annunciato l'introduzione in Cina della sua auto tutta elettrica nel 2019. Le parole del viceministro sono coincise (un caso?) con la presentazione avvenuta ieri al Salone del Suv elettrificato prodotto da Chery, società cinese che proprio dalla Germania intende partire all'attacco del mercato europeo. Da parte loro, i padroni di casa, le Case tedesche, hanno annunciato non poche novità. Smart (Mercedes), a partire dal 2020, offrirà le sue fortwo e forfour solo con motore elettrico. Volkswagen proporrà almeno una variante ibrida o tutta elettrica di ogni modello dei suoi marchi (Audi, Porsche, Seat, Skoda) con investimenti per 20 miliardi entro il 2030. Saranno 25 le vetture green pianificate invece da Bmw al 2025. Ora tocca a Fca dire qualcosa. L'ad Sergio Marchionne ha già anticipato la virata (obtorto collo) in questa direzione.

Ma resta da capire quanto verrà investito e se saranno solo i marchi premium, Maserati e Alfa Romeo, a essere coinvolti. Anche per il Lingotto, che ha interessi in Cina e piace alle società sotto la Muraglia, la rivoluzione è prossima.

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