Fuorigiri

La politica ha altro a cui pensare. Si vede che ci sono cose ben più importanti e urgenti rispetto a una norma, quella che impone un giro di vite sull'uso degli smartphone al volante, che favorirebbe la limitazione di questa cattiva e purtroppo consolidata abitudine. Se ne parla ormai da oltre un anno: a chi viene pescato telefonare, scrivere messaggi, chattare o scattare selfie, via subito la patente, e per la restituzione si vedrà quando. Il provvedimento, come le altre norme incluse nel nuovo Codice della strada (il ritardo, in questo caso, è di tre anni), è ancora irresponsabilmente fermo nei cassetti di qualche commissione. Intanto gli incidenti stradali causati dalla distrazione aumentano. E i morti altrettanto. Tra scioperi della fame e dibattiti fiumi sulla riforma elettorale si vede che non c'è spazio per varare una serie di normative che arginerebbero un fenomeno le cui dimensioni sono davanti agli occhi di tutti. Salvo improbabili miracoli, il tutto sarà rimandato alla prossima legislatura. Se ne è parlato alla presentazione del Rapporto Dekra 2017 sulla sicurezza stradale, e Altero Matteoli, presidente della commissione Lavori pubblici del Senato, tra i presenti, ha affermato che «il governo non vuole che si approvi» la riforma del Codice. Un'accusa molto grave, viste anche le continue sollecitazioni cadute nel vuoto. Toni Purcaro, ad di Dekra Italia, ha snocciolato alcuni dati che fanno capire la portata del problema. Si è alle prese con una sorta di Homo smartphone: l'80% degli incidenti stradali ha come causa la distrazione, con il 50% dei coinvolti impegnato a telefonare.

L'allarme, però, riguarda ora anche i pedoni (il 7,9% dei soggetti incappati in un sinistro scriveva un sms durante l'attraversamento della strada, il 2,6% lo faceva telefonando e il 5% indossava gli auricolari, risultando distratto dalla musica). E i ciclisti non sono da meno. La situazione, come si vede, è seria. Non agire in fretta significa essere co-responsabili di quanto è accaduto, accade e accadrà ancora.

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