Torino Fuoco alle polveri. In netto anticipo rispetto all'inizio del campionato e anche a Juventus-Napoli, in programma allo Stadium il prossimo 31 agosto. Perché due giorni fa la Juventus ha pubblicato sul proprio sito le restrizioni per la vendita dei biglietti relativi alla sfida contro gli azzurri. E così, oltre al solito divieto di acquisto per i residenti in Campania, è spuntata fuori una riga in cui lo stesso divieto veniva applicato a chi in Campania è nato. Come era inevitabile che fosse, ne è venuto fuori un vero pandemonio verbale. Con botte e risposte che si sono susseguite per tutta la giornata di ieri. Da Torino hanno così fatto sapere, pubblicando sul proprio sito internet copia del documento inviato, che la decisione sarebbe stata «comunicata, tramite Posta Elettronica Certificata, agli uffici competenti in data 4 agosto alle ore 16». A stretto giro di posta, è però arrivata la precisazione da parte della Questura, certa nell'affermare di non «avere mai concordato tale decisione con la società sportiva né intende condividerla».
Fine dell'incidente? Ovviamente no, perché le polemiche sono divampate ovunque. E poco importa se la vendita libera, che dovrebbe avere inizio alle ore 10 di stamattina, probabilmente non comincerà nemmeno o durerà una manciata di ore perché saranno certamente pochi i biglietti a disposizione dopo i primi due giorni riservati a chi ha diritto di prelazione, ovvero i possessori di Juventus Card. Resta infatti il fastidio di dovere leggere che «i nati in Campania» non potranno in teoria acquistare i tagliandi per assistere a uno dei match più attesi del campionato: il discrimine applicato al calcio, ecco. Un inciampo etico esplicito e sgradevole del quale non si sentiva il bisogno e che va ad affiancarsi all'altra discriminante ormai data per scontata - della residenza. «Le modalità descritte sono le medesime applicate in occasione della gara della scorsa stagione si leggeva ancora sul comunicato bianconero - e potrebbero subire variazioni, anche sostanziali, solamente a seguito delle determinazioni dell'Osservatorio Nazionale sulle Manifestazioni Sportive, che non si è ancora riunito». Cosa che avverrà, si è poi appreso da fonti del Ministero, «non prima del 20 agosto». Ovvero soltanto undici giorni prima del match: margine ridotto, senza dubbio. Che non permetterebbe alla società bianconera di poter operare con tranquillità in vista di un match così importante e complicato da gestire. Risultato: la Signora ha chiesto agli organismi preposti di mettere mano a più restrizioni possibili per ridurre i rischi di ordine pubblico e, per quel che si evince da quanto pubblicato sul suo sito, ha ripercorso la strada della stagione passata. Quando poi, evidentemente, l'Osservatorio aveva confermato la vendita vietata ai residenti in Campania, ma non ai nati nella stessa regione. I quali, come è peraltro ovvio, potrebbero anche essere nati a Napoli (nota non troppo a margine: pure Sarri, attuale allenatore juventino, ha visto la luce sotto il Vesuvio), essersi trasferiti a Torino trent'anni (o sei mesi) fa e tifare Juventus.
Un brutto pasticcio, comunque sia. «È molto grave che una società sportiva selezioni il pubblico pagante sulla scorta di un fattore arbitrario legato al luogo di nascita così Flavia Sorrentino, delegata all'Autonomia della Città di Napoli -.
Essere cittadini campani non è un marchio di disonore né un elemento per cui prendere provvedimenti restrittivi. A meno che non si voglia sdoganare definitivamente o dare liceità a un messaggio razzista che ha l'intento di colpire i meridionali che vivono e lavorano a Torino».
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