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Galliani sbatte la porta e divorzia da Barbara

"Affetto immutabile" per Berlusconi ma amarezza per il suo silenzio. "Lascio dopo l'Ajax o il derby". Liquidazione tra i 30 e i 50 milioni

Galliani sbatte la porta e divorzia da Barbara

Ha retto l'onda d'urto per oltre tre settimane. Masticando amaro, opponendo un orgoglioso rifiuto a ogni richiesta di riapertura del dialogo con la figlia del capo, riscuotendo solidarietà eccellenti, da Marina a PierSilvio, da Fedele Confalonieri a Paolo Berlusconi. Nelle ore più bollenti, seguite al pari col Genoa e alla contestazione degli ultrà, ha provato e riprovato, attraverso messaggi e colloqui telefonici, a «farsi liberare dal presidente Berlusconi», ma inutilmente. Ha atteso un successo, in qualche modo clamoroso, a Glasgow in Champions, e non una sconfitta (contro la Fiorentina), per rintuzzare colpo su colpo le gravissime accuse provenienti dalla nota di Barbara Berlusconi. E ieri mattina ha vuotato il sacco annunciando in modo pubblico l'intenzione, «con o senza accordo sulla liquidazione», di voler lasciare il Milan entro la fine del 2013. Due le date messe a disposizione della proprietà: «o subito dopo la sfida con l'Ajax», snodo decisivo per la qualificazione in Champions, «o più probabilmente dopo il derby del 22 dicembre», il suo ultimo derby. «Abbandonare la nave prima sarebbe sembrato un atto ostile contro la squadra per cui tiferò per tutta la vita» è l'ultima carezza spedita a Milanello.

Lo strappo di Adriano Galliani, da ieri alle 12.05, dopo 27 anni e 10 mesi di cento trionfi e qualche sconfitta, di gestione spesso invidiata e portata ad esempio, di onorificenze (primo dirigente italiano inserito nella Hall of Hame della federcalcio) e incarichi (presidente della Lega) è diventato insanabile. «Lascio per giusta causa, dopo il grave danno alla mia reputazione» la prima frase dedicata alla vicenda dietro cui in molti hanno inteso l'intenzione di chiudere non proprio pacificamente il rapporto d'amicizia e d'intesa umana e professionale con il gruppo. La decisione è stata comunicata a Bruno Ermolli, incaricato di gestire l'addio del manager dal Milan, concordando anche la cifra della liquidazione, stimata tra i 30 e 50 milioni secondo calcoli non molto lontani dalla realtà. Una rottura pubblica e definitiva con Barbara, nessuna rottura invece con Silvio Berlusconi, «il mio affetto per il presidente è immutato e immutabile» testimoniato, secondo taluni osservatori presenti alla serata della Fondazione Milan, anche da un dettaglio. Nel discorso, a braccio, di Galliani, Silvio Berlusconi è stato citato più volte come ideatore e motore della nobile iniziativa; nell'intervento di Barbara, letto con evidente emozione, molte citazioni auliche, nessun richiamo alla figura fondamentale del papà.

Perché il manager brianzolo è passato dal silenzio assordante e da una promessa di reggere il bastone del comando fino ad aprile, a una accelerazione così clamorosa? La riposta è articolata in quattro punti: 1) perché, presente Confalonieri, l'impegno di Galliani ad Arcore è stato generico e non vincolato a una data. 2) perché ha raccolto presso squadra, giocatori e dipendenti del club segnali che testimoniano il disorientamento dinanzi alle voci di svolta nella guida. 3) perché non c'è stata una sola frase pubblica spesa dal presidente Berlusconi per lenire le ferite. 4) perché la visita di Barbara Berlusconi, lunedì mattina a Milanello prima di Glasgow, ha sancito di fatto la frattura tra proprietà e manager attuale.

Nel frattempo, nei nuovi uffici rossoneri di via Aldo Rossi, Antonio Marchese, esponente del cda, e Elisabetta Ubertini, delega ai progetti speciali, divisione guidata da Barbara Berlusconi, lo staff della figlia del presidente (completato da Massimo Zennaro, addetto stampa) hanno accentuato la loro presenza. «Sono d'accordo con il ricambio generazionale ma fatto con eleganza, non in questo modo» il chiarimento di fondo di Galliani che ha dato risposte secche alle altre critiche ricevute con la famosa nota. «Si è detto che il Milan spende male e non ha una rete di osservatori come Roma e Fiorentina ma la Roma negli ultimi 5 anni è andata in Champions una volta e la Fiorentina mai. Il Milan ha da due anni il bilancio in pareggio, altre società hanno montagne di debiti (qui il riferimento è anche all'Inter che ha perso 280 milioni di euro negli ultimi tre esercizi, ndr)», la prima. «Molti grandi presidenti, anche dall'estero, mi chiamano e non capiscono cosa stia succedendo. Io sono andato a Madrid, per prendere Kakà a costo zero, e senza appuntamento mi hanno aperto gli uffici del Real di domenica. Sono andato nel 2010 a Barcellona per prendere Ibrahimovic e il presidente Rosell è tornato apposta dalle ferie con la famiglia», la seconda.
Nessun progetto, nessun futuro: «Per adesso non accetto nulla da nessuno, quando si è offesi bisogna avere la forza e l'intelligenza di far passare un po' di tempo, occorre essere lucidi nel prendere le decisioni». Né da Arcore, né dallo staff di Barbara Berlusconi sono arrivate dichiarazioni. Solo no comment. Per oggi, vigilia del viaggio a Catania, è previsto un intervento di Silvio Berlusconi. Anche perché il Milan, al di là di quel che rappresenta per milioni di tifosi e per il suo patron, nel borsino Fininvest è stimato 700 milioni.

E non può essere lasciato andare alla deriva.

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