Giampaolo spalle al muro Un credito da riscattare con gli ultimi venti metri

Il tecnico in 90' si gioca l'occasione di una carriera senza grandi risultati: «Ci manca poco»

Giampaolo spalle al muro Un credito da riscattare con gli ultimi venti metri

Venti metri. Cosa rappresentano venti metri nel calcio? Uno spazio minuscolo o gigantesco, dipende dai punti di vista e in particolare dalla posizione in classifica. «Al Milan mancano gli ultimi venti metri» continua a ripetere Marco Giampaolo prima di partire per Genova per dare l'idea di essere vicinissimo al traguardo mentre infuria la tempesta mediatica degli allenatori candidati alla sua panchina, nonostante la nota rassicurante fatta circolare nei giorni scorsi dal club. A proposito: se si spende la credibilità del proprio ufficio per mettere il silenziatore alle voci di cambio della guida tecnica e poi si scoprono contatti telefonici e non, con qualche allenatore in circolazione, allora vuol dire proprio che mancano i fondamentali nell'esercizio del ruolo di dirigenti. Venti metri, allora. Che è poi la distanza tra un successo scaccia pensieri e una sconfitta che farebbe piombare addirittura in zona retrocessione il famoso marchio rossonero con inevitabili drastiche decisioni da prendere durante la sosta. «Manca il dettaglio, l'ultimo pezzetto» continua a ripetere Giampaolo come se lo spettacolo offerto con la Fiorentina non indicasse invece una realtà molto più inquietante.

E cioè una squadra allo sbando, incapace di tirarsi in piedi dopo aver preso il primo cazzotto sotto il mento che non ha mai prodotto neanche una parvenza di gioco oltre che di reazione virile alle sciabolate inferte dalla Fiorentina. «La squadra deve dare la vita per il Milan, non per me, la squadra credeva e crede nelle mie idee» è la risposta secca al quesito decisivo in condizioni del genere. Il Milan segue Giampaolo? L'interessato ne è convinto anche perché a Milanello non ci sono in circolazione quei marpioni che di solito fanno la forca a qualche allenatore indesiderato. Sono tutti ragazzi, alcuni alla prima esperienza in un top club. Piuttosto il limite è appunto nella loro fragilità psicologica. Dev'essere anche per questo motivo che, in vista di questo derby tra disperati col Genoa di Andreazzoli (salvato per ora solo dal rifiuto di Gattuso di trasferirsi a Pegli), che il tecnico giuliese carica a pallettoni Piatek («Il Milan non può rinunciare al suo attaccante, se non fa gol lui chi li fa?, Giampaolo? Gli uomini importanti devono stare in trincea») e medita di schierare Biglia che non sarà un mostro di geometrie offensive ma di sicuro ha una corazza sulle spalle. Sulla panchina della Samp, i derby col Genoa gli andarono benissimo.

«Sono stato fortunato» fa il finto umile Giampaolo che ha alle spalle una carriera scandita da molti rovesci, a Cagliari e Siena, Catania e Cesena più le dimissioni di Brescia prima di Empoli e Samp, le tappe della sua resurrezione e consacrazione professionale. Raccontò una volta Arrigo Sacchi: «È molto sottile la distanza tra una sconfitta e la vittoria». Per Giampaolo misura venti metri appena.

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