Giro, l'impresa del giovane Formolo Il futuro dell'Italia è già adesso

Il 22enne veronese, alla prima partecipazione al Giro d'Italia, trionfa in solitaria a La Spezia dopo una tappa con 3.200 metri di dislivello tirata dall'inizio alla fine. Clarke nuova maglia rosa e domani c'è l'Abetone

Giro, l'impresa del giovane Formolo Il futuro dell'Italia è già adesso

E al quarto giorno esplode il Giro d'Italia. In una tappa che doveva essere occasione buona per i velocisti resistenti e per qualche fuga da lontano in attesa dei botti di domani con l'arrivo in salita all'Abetone. Esplode con una tappa corsa con il cuore in gola dal chilometro zero, 39,4 km di media, 3.200 metri di dislivello in 150 km su e giù per l'Appennino ligure. E negli occhi resta l'impresa di un giovane talento del ciclismo italiano, Davide Formolo, classe 1992. Passato professionista l'anno scorso, alla prima partecipazione al Giro d'Italia. Sulla carta «il miglior prospetto azzurro per il futuro delle corse a tappe» (parole di Davide Cassani, ct della Nazionale). Sulla carta in corsa per fare esperienza in un grande giro di tre settimane al fianco di un capitano esperto come Rider Hesjedal. Sulla strada Formolo infila un numero di altissima scuola, vittoria solitaria a braccia alzate, in una giornata non banale.

Entra nella fuga dei 29 da subito. Il gruppo lascia fare. Quando i fuggitivi arrivano a 9', i big fanno due conti. E, forse un po' troppo tardi, scoprono che tra quelli davanti c'è anche Roman Kreuziger, compagno di Contador, ma uomo di resistenza che con un vantaggio così, ha praticamente il Giro in tasca. L'Astana di Fabio Aru si mette a tirare con il sangue agli occhi e la bava alla bocca. Il vantaggio cala vertiginosamente, ma il gruppo perde i pezzi. Restano in una decina. Contador addirittura isolato. Aru scatta e prova a salutare la compagnia. A ruota gli restano solo Contador e Porte. Uran non si vede più. Gli altri uomini di classifica si erano già staccati prima. I tre mammasantissima piombano su quel che resta dei fuggitivi. Quel che resta, perché là davanti, tutto solo, c'è Formolo. A 14 km dall'arrivo se n'è andato. Il ritmo è ottimo, anche se dietro sembrano volare. Scollina con 30" di vantaggio sulla Biassa e poi plana sul traguardo di La Spezia conservando 22" sui migliori. Dietro Clarke regola il gruppetto a braccia alzate, Visconti lo avvisa che la tappa l'ha già vinta un altro, ma l'australiano piange di gioia perché è la nuova maglia rosa. Tra i migliori il conto è salato per Rigoberto Uran, l'ultimo del poker di favoritissimi. Staccato di 42" da Aru (6° al traguardo), Contador (9°) e Porte (10°).

Formolo all'arrivo è raggiante. «Dopo tanti piazzamenti quest'anno, finalmente una vittoria» se la ride il veronese di Marano di Valpolicella, detto la Roccia. «Sono partito a un chilometro dall'ultima salita perché volevo evitare la volata e perché in salita temevo di non riuscire a staccare Kreuziger» spiega il 22enne della Cannondale-Garmin. E con chi gli chiede della classifica generale ragiona lucido: «Sono qui per imparare, questo è il mio primo Giro e quando non si hanno pressioni vengono fuori le cose più belle». Per accento, sfrontatezza e talento ricorda quel Damiano Cunego che nel 2004 sbancò la corsa rosa al primo assalto.

Entusiasmo anche per Simon Clarke: «Quando ho passato linea di arrivo non ho potuto trattenere l'emozione per aver conquistato la maglia rosa - racconta il lacrime -. Complimenti a Formolo.

Oggi è stata una guerra per arrivare al finale, mi sono staccato in salita e mi sono riagganciato in discesa. Sono senza parole». Domani probabilmente perderà la maglia sull'Abetone, ma un giorno in rosa resta per la vita.

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