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Il grande sogno dell'Atalanta Dea a un passo dall'Olimpo

Gasperini può eguagliare il 4° posto di due anni fa, ma questa volta vale la Champions. E domani si gioca la coppa

Il grande sogno dell'Atalanta Dea a un passo dall'Olimpo

Il mito di Atalanta, figura mitologica greca. Ma anche della squadra di Gasperini, il cui nome è un tributo alla figlia di Iaso, re dell'Arcadia, e di Climene. I bergamaschi nel mito vogliono entrarci, l'olimpo della Champions, vera dimora degli dei, non è mai stato così vicino. Il colpaccio di Napoli ha permesso di agganciare il Milan al quarto posto, pur essendo gli scontri diretti favorevoli ai rossoneri in caso di arrivo a pari punti. L'entusiasmo è alle stelle, la piazza impazzisce dietro alle gesta di Gomez e compagni come dimostra l'accoglienza in aeroporto a Orio, dove oltre mille tifosi hanno atteso il rientro della squadra dal San Paolo. Due ali di folla, bandiere, cori e fumogeni per godersi il momento e spronare il gruppo in vista della volata finale. Domani all'Atleti Azzurri d'Italia arriva la Fiorentina, in palio ci sarà la finale di coppa Italia da giocarsi eventualmente il 15 maggio e sullo sfondo restano i 450 minuti più decisivi nella storia del club. Cinque partite di campionato per provare a prendersi una storica qualificazione in Champions: Udinese, Genoa e Sassuolo in casa, Lazio e Juve fuori. Quello contro i biancocelesti (battuti 1-0 all'andata) resta l'ultimo scontro diretto con una pretendente alla quarta piazza, mentre in caso di arrivo a pari punti la Dea sarebbe in svantaggio con Milan e Torino, ma in vantaggio con l'Inter (ora però cinque lunghezze avanti). Capitolo a parte per il testa a testa con la Roma, dove il doppio 3-3 stagionale costringerebbe a guardare la differenza reti e allo stato attuale i bergamaschi hanno doppiato i giallorossi (24 a 12).

L'Atalanta è già arrivata quarta in Serie A, ma nella stagione 2016-17 quella posizione dava accesso solo alla fase a gironi dell'Europa League. Quell'annata inaugurò l'epopea gasperiniana, gli orobici furono la prima squadra lombarda in Serie A a precedere in classifica entrambe le milanesi e le scene di giubilo in aeroporto si videro proprio nel rush finale di quella stagione. Tra chi è sceso in campo contro il Napoli solo Djimsiti, Masiello, Hateboer, Freuler e Gomez erano in rosa due stagioni fa. Un'intera nidiata non c'è già più, i vari Cristante, Kessie, Caldara, Spinazzola, Petagna sono finiti altrove e lo stesso Zapata fece male con la maglia dell'Udinese segnando proprio ai bergamaschi all'andata. Il colombiano ha fatto 21 reti fin qui, come Piatek e uno in meno del capocannoniere Quagliarella. In realtà anche uno in meno di Hasse Jeppson, centravanti svedese degli anni Cinquanta che resta il secondo miglior marcatore della storia atalantina in una singola stagione di A con 22 gol, dietro il primatista Pippo Inzaghi (24 nel '96-97).

Cambiano giocatori e campionati, ma l'impronta del Gasp resta la stessa per marchiare una realtà bella e ormai consolidata del nostro calcio. Ben 41 gol nei secondi tempi, qualcosa come 20 punti recuperati da situazioni di svantaggio e un possesso palla medio inferiore solo a quello dell'Inter in tutta la Serie A. Nel conteggio complessivo, sulla strada per il sogno, pesano i pareggi interni contro Chievo ed Empoli, senza i quali la Dea sarebbe padrona del proprio destino.

Ma non è finita, per entrare nel mito c'è ancora tempo.

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