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"Grazie a Dio sono ancora lucido..."

Una festa semplice con la famiglia. Con un messaggio per i tifosi

"Grazie a Dio sono ancora lucido..."

Rio de Janeiro. Pelé, sinonimo di Brasile, sinonimo di calcio. Nel corso di tutto questo mese molte pagine, tantissime foto, immagini e video della sua carriera e della sua vita sono state dedicate a O Rei sui mass media del suo Paese per celebrare la data storica del personaggio brasiliano più conosciuto al mondo.

Mostri sacri del calcio tipo Di Stefano, Maradona, Messi sono meglio di Pelé? Eresia per tanti connazionali che lo videro giocare o giocarono insieme a lui. «È stato il migliore. Coi piedi, di testa, di petto. In tutto», decreta Zagallo, suo compagno di squadra in campo nei titoli mondiali del Brasile nel 1958 e 1962 e commissario tecnico della nazionale verdeoro nella Coppa 1970. «Non è terrestre. È venuto da Saturno», dice sempre Pepe, suo compagno ai tempi del Santos e riserva di Zagallo come ala sinistra nei due primi titoli iridati della Seleção.

Pepito Fornos, uno degli agenti e specie di braccio destro di Pelé da una vita, dice a Il Giornale come O Rei trascorrerà la data: «Lui si nasconde, detesta festeggiare il suo compleanno. Sempre è stato così. Soprattutto ora in tempi di pandemia, con 80 anni e con solo un rene. Resterà nella sua casa al Guarujá (comune che si trova in un'isola vicina a Santos, nello stato brasiliano di San Paolo, ndr). Ma la famiglia ci sarà. La moglie, probabilmente Edinho (ex portiere del Santos, ndr), figlio che al momento gli è più vicino, la madre Celeste, di 96 anni. Ma il mondo certamente gli prepara qualche sorpresa», sottolinea Pepito.

Con centinaia di richieste per interviste e nell'impossibilità di accontentare tutti, il suo staff ha registrato video di breve durata in cui Pelé spiega cosa significa compiere 80 anni: «Voglio ringraziare tutti quanti mi hanno mandato delle mail, dei messaggi. Ma in primo luogo devo dire grazie a Dio per la mia salute, per arrivare a questa età lucido. Spesso non molto intelligente. Ora parlo sul serio. In tutti i posti del mondo in cui arrivo sono ben ricevuto, le porte mi sono aperte. Spero che quando andrò in cielo Dio mi accolga nello stesso modo in cui tutti mi ricevono oggi a causa del nostro caro calcio».

Ma alla storia di Pelé non ci sono solo rose e fiori. C'è chi lo critica per certe posizioni politiche a volte troppo moderate, per non combattere con più incisività il razzismo, ad esempio, difendere i diritti dei neri come lui in un Brasile affollato di afrodiscendenti.

Però recentemente hanno sottolineato da queste latitudini che Pelé, sui social, si è unito alle manifestazioni a favore di George Floyd, l'afroamericano ucciso dalla polizia, a Minneapolis negli Stati Uniti lo scorso 25 maggio, suscitando proteste in tutto il mondo.

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