Grinta, polmoni e tiro: è l'anno di Barella, tra Nazionale e Inter

Il forte centrocampista sardo ha sbloccato il risultato nella partita contro il Belgio del suo amico e compagno di squadra Lukaku. Mancini ha sempre creduto in lui e Nicolò lo ha ripagato ogni volta con grandi prestazioni e gol importanti

Grinta, polmoni e tiro: è l'anno di Barella, tra Nazionale e Inter

"Corri ragazzo laggiù, vola tra lampi di blu...". Chissà se qualcuno ricorderà queste parole tratte dalla sigla di Jeeg robot d'acciaio, mitico cartone animato degli anni Settanta (primi anni Ottanta sulla tv italiana). Seguendo negli ultimi anni le sgaloppate in campo di Nicolò Barella mi sono venute in mente, diverse volte, le parole su Jeeg. Il forte e giovane centrocampista dell'Inter ha dimostrato di essere un "robot d'acciaio", con una straordinaria capacità di corsa, polmoni super e due piedi ben educati. Prova ne è il gran gol che ha rifilato al Belgio del suo grandissimo amico e compagno di squadra Romelu Lukaku.

Nato calcisticamente nella Scuola calcio Gigi Riva, si ferma per due anni per provare a cimentarsi nel minibasket, ma poi torna all'amato pallone, dove cresce restando per nove anni nelle giovanili del Cagliari. A scoprirlo è uno che di calcio ne capisce, Gianfranco Matteoli, ex centrocampista dell'Inter di Giovanni Trapattoni, quella dello scudetto dei record (1988-89) con Lothar Mathaus e Andreas Brehme. Aggregato in prima squadra a soli diciassette anni, l'esordio in A a diciotto, nella gara vinta dal Cagliari 4-0 contro il Parma. L'anno dopo, in B, solo cinque presenze. A gennaio viene mandato a farsi le ossa al Como, sempre in B, dove gioca sedici gare, mettendosi in m mostra. Torna alla base, in Sardegna, con il Cagliari tornato in A: gli infortuni di alcuni suoi compagni di squadra gli creano molti spazi, così Barella riesce a disputare ben 28 gare dando un contributo importante alla salvezza dei rossoblu allenati da Rastelli. L'anno successivo ancora meglio: 34 partite e ben sei gol. L'Uefa lo inserisce tra i 50 giovani più promettenti per la stagione 2018-19, ottiene il Premio Bulgarelli, come miglior centrocampista della stagione. Ormai lo vogliono le squadre più importanti di Serie A. Lo prende l'Inter per 45 milioni (tra prestito, obbligo di riscatto e bonus al Cagliari). Un bell'investimento, con un contratto di cinque anni a 2,5 milioni netti all'anno).

Antonio Conte lo fa crescere, adattandolo alle esigenze del proprio modulo. Il primo anno gioca 27 partite e segna un gol, con l'esordio nelle coppe europee: 10 partite, tra Champions e Europa League, con due reti messe a segno. Dopo un clamoroso scivolone in Champions (in vantaggio 2-0 perde 3-2 col Borussia Dortmund) Conte, davanti alle telecamere, pronuncia questa frase: "A parte Godin nessuno ha vinto niente qui. A chi chiedo qualcosa in più? A Barella che arriva dal Cagliari? A Sensi preso dal Sassuolo? Ai miei calciatori devo dire solo grazie, stanno dando l’anima. Ma stanno giocando sempre gli stessi, la programmazione in estate non è stata fatta bene". È solo uno dei tanti siluri che, nei suoi due anni sulla panchina nerazzurra, Conte tirerà alla dirigenza dell'Inter. L'anno dopo dopo arriva lo scudetto, con Barella che disputa una stagione strepitosa: 36 partite e tre gol, più altre sei gare disputate in Champions League.

Nel giro azzurro Barella, predestinato, arriva giovanissimo: Ventura lo convoca già nel 2017, per sostituire l'infortunato Verratti. Ma è con il ct Mancini che Nicolò trova posto fisso in campo, a partire dall'amichevole contro l'Ucraina del 10 ottobre 2018. Sfida dopo sfida Barella gioca, convince e ogni tanto segna pure. Qualcuno lo paragona a Tardelli, per la grinta, la corsa e il bel tiro.

Chissà se Conte si sarà pentito per quella frase, non proprio carina, pronunciata nei suoi riguardi.

Certo, un paio di anni fa Nicolò non aveva esperienza internazionale, ma questo che vuol dire? L'esperienza si fa sul campo, com'è accaduto per tutti. E guardate che calciatore è diventato a soli 24 anni, uno dei più forti centrocampisti al mondo. Potrebbe giocare in qualsiasi top club, ma sicuramente resterà all'Inter ancora per un po'.

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