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I fiorettisti riprendono la storia interrotta da regole e veleni

Cassarà ancora campione 8 anni dopo. Con Baldini la rivincita dei fratelli coltelli

I fiorettisti riprendono la storia interrotta da regole e veleni

È che magari impieghiamo più tempo,magari siamo un po’ duri di testa come dicono i mental coach tanto in voga in questa olimpiade, «è che gli uomini sono meno reatti­vi » spiegano gli illustri luminari e noi tutti a sottoscrivere e ripetere fa­cendo su e giù con la testa sì, sì, si­gnorsì signori avete proprio ragio­ne, le donne meglio e noi una schi­fezza. Invece no. Non hanno ragio­ne. Abbiamo aspettato un filino per poterlo dire completamente e defi­nitivamente, ma prima il bronzo di rabbia che vale oro dei ragazzi della sciabola e adesso questo medaglio­ne tutto d’oro del fioretto a squadre che vale immensamente perché è il sesto d’Italia,ne sono la sacrosanta dimostrazione. Per cui Italia femmi­na, non c’è dubbio, ma Italia ma­schietta di tanto in tanto. Come ieri sera.
In fondo,Baldini,Cassarà,Aspro­mont­e e Avola che ne ha preso il po­sto nella semifinale vinta con gli Sta­ti
Uniti (45-24) e il posto ha mante­nuto nel finalone contro il Giappo­ne (45-39), in fondo hanno messo una nobile pezza sullo sbrego gran­de pr­ovocato dal tonfo nel torneo in­dividuale.
Infondoavrebberopotu­to non reagire, non farcela,avrebbe­ropotu­toregalareun’altrasoddisfa­zione grande ai mental coach spar­si qui un po’ ovunque pronti a dire «ma guarda che schiappe che sono di testa questi qui... e quanto sono invece brave le donnine». E invece no. Oro, oro della rivincita, oro che ci sono voluti tre assalti per andare in pari e poi in testa, oro di Baldini che parte male, oro di Avola che si di­fende, oro di Cassarà che per la pri­ma volta allunga e avanti così, con gliazzurri, tutti, semprepiùinparti­ta, sempre meglio, sempre più uni­ti, a gestire di un paio di punte il van­taggio per lo sprint finale. Sprint fir­mato Baldini.
E allora sono cose belle, il sangui­gno ct Cerioni che salta e festeggia, tutti che saltano e festeggiano, mica scemi sono, però fa bene al cuore ve­dere quel ragazzone del Cassarà correre scamiciato con t-shirt viola­cea ad abbracciare i compagni, pri­mo fra tutti Baldini. Che storia. Sto­ria di fratelli coltelli del fioretto italia­no, storia di una rivalità sempre esi­stita, storia di quella vigilia di Pech­i­no 2008 quando Baldini rimase giù dal treno olimpico perché gli venne trovato un diuretico nelle urine, che negò sempre di aver preso, la­sc­iandointenderecheglieloavesse­ro messo nell’acqua a sua insaputa.
E visto che a sostituirlo ai Giochi fu poi Cassarà, apriti cielo, sospetti, ti­toli, insinuazioni, casino triste in­somma.
Tutto passato adesso, l’abbrac­cio dei fratelli coltelli che mai si so­no visti di buon occhio, è arrivato. «Era l’oro che inseguivo da sem­pre
» urla Baldini, «era quello che cercavo» ripete Baldini, «e pensare che quando sono arrivato all’aero­porto non c’era il mio accredito e ho pensatos’iniziamale»sorrideBaldi­ni. E con lui sorride Cassarà «no, non ho guardato Andrea combatte­re per l’ultimo assalto, non perché pensassi che non era in grado di chiudere» mettelemaniavantipro­vato com’è anche lui dagli anni di sospetti e polemiche e di fratelli col­telli, «semplicemente, non l’ho guardato perché è dalla mattina che porta fortuna questo gesto sca­ramantico ». Poi confessa di aver af­frontato i giochi con una malattia con cui convice da un paio di mesi, la toxoplasmosi: «Non stavo bene, i medicihannoscopertoun’infiamn­mazione dei linfonodi. Ora dovrò fermarmi due mesi e mezzo per cu­rarmi, poi rifarò le analisi...».
Sorride Valerio Aspromonte che in finale non ha tirato «però i ragaz­zi sono stati­bravissimi e francamen­te non mi aspettavo i giapponesi co­sìinsistenti...
». SorrideGiorgioAvo­la, la riserva, il ragazzo che rischiava di fare percorso netto e non toccar pedanaall’Olimpiadeeinveceinte­nerisce persino il cuore quando di­ce «ce l’ho messa tutta,anche a non prenderne. Sono riuscito a mettere quella stoccata che nel punteggio c’è,c’è anche la mia».
E adesso il pensiero non può che saltare a pie’ pari la triste spedizio­ne di Pechino e tornare ad Atene, Grecia ancor più ricca di soddisfa­zioni per i nostri maschietti d’Italia perché nel 2004 Salvatore Sanzo fu argento nell’individuale con il gio­vanissimo Cassarà terzo.

A dire il ve­ro fu un fioretto azzurro talmente maschio da sembrare quello fem­mina visto qui a Londra, perché nel­la prova a squadre i nostri si presero l’oro. Mica scherzavano, Vanni, Sanzo e Cassarà. Unica differenza? Quelli erano davvero fratelli.

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