La faccia mesta di Francesco Totti - probabilmente al suo ultimo derby della carriera con gli ultimi dieci minuti della gara regalatigli da Spalletti - dopo il gol di Immobile che chiude la pratica qualificazione alla prima ora di gioco, è l'immagine della nuova notte amara della Roma. In Europa League i giallorossi erano arrivati a un passo dalla rimonta sul Lione con 25 conclusioni verso la porta francese, ieri quella rimonta non è mai cominciata. Tanto da risultare inutile il successo finale grazie alla doppietta di Salah, mai in gol con la Lazio nella sua carriera fino a ieri.
E se l'addio di Spalletti era legato alla vittoria di un trofeo come più volte ripetuto dal tecnico, da ieri sera il divorzio tra il toscano e il club di Trigoria sembra ormai deciso. Certo, resta ancora il campionato con una Juve distante "solo" sei punti a otto tappe dal termine della corsa e con lo scontro diretto all'Olimpico. Ma le strade future della società e dell'allenatore sembrano orientate su binari diversi. Qualcuno rivorrebbe in panchina Luis Enrique, destinato però a un anno sabbatico dopo che a giugno lascerà il Barcellona. Più facile che con l'approdo di Monchi come ds, si tenti di portare nella Capitale Emery o Sampaoli. Quest'ultimo aveva rifiutato la panchina della Lazio in estate e così Lotito aveva dovuto confermare Simone Inzaghi. Che dopo dodici mesi di esperienza come allenatore biancoceleste e alla vigilia del suo 41° compleanno, ottiene un primo importante risultato: conquistare la nona finale di coppa Italia nella storia della Lazio (la terza in 5 stagioni). In attesa di giocarsi domenica un'altra sfida (contro il Napoli) che potrebbe riportare Biglia e compagni a ridosso della zona Champions.
Passa il turno la squadra che meglio ha interpretato le due gare di semifinale, almeno nei momenti chiave: all'andata Inzaghi sorprese Spalletti con una formazione a specchio che mise in difficoltà i meccanismi giallorossi oliati dopo la partenza di Salah per la Coppa d'Africa e ottenne il buon 2-0 che gli consegnava un pezzo di qualificazione; nel ritorno la Lazio ha giocato per lunghi tratti dietro la linea della palla aspettando gli avversari e punendoli poi con le ripartenze, salvo poi concedere qualcosa di troppo nell'ultima parte del match. Alla fine quattro gol per i biancocelesti, firmati sia nel primo che nel secondo round da Milinkovic-Savic e Immobile, che sanciscono la meritata qualificazione all'atto conclusivo del torneo. Meritata anche per il cammino verso la finale dell'Olimpico passata attraverso il colpo a Milano contro l'Inter nei quarti.
La Roma, nonostante i 100 gol segnati nelle 46 gare disputate in stagione, ha già fallito due obiettivi e rischia, se la Juve non perderà colpi da qui al 28 maggio, di mandare in archivio senza titoli anche la sesta annata di dirigenza americana. E l'eliminazione arriva anche nella serata in cui il tifo torna in massa nel settore caldo della curva Sud, al quale resta solo l'amara consolazione del secondo derby vinto in stagione dopo quello di campionato. In casa giallorossa si rivive così quel terribile pomeriggio di 4 anni fa, quando i rivali capitolini si presero la Coppa nazionale grazie al gol di Lulic.
Di stracittadina ce ne sarà un'altra alla fine di aprile che potrebbe ancora essere importante per tutte e due.
Ma quela che contava di più se la è presa la Lazio, che corona con la finale di coppa Italia una stagione che ha quasi del miracoloso. E la notte dell'Olimpico consegna probabilmente un altro verdetto: tra due allenatori a scadenza di contratto, solo Inzaghi avrà la conferma.
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