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Inter, è un doppio sorpasso. Di nuovo in testa, ma da sola

Non accadeva da aprile. Lautaro, 12° sigillo. E ora testa alla Supercoppa. Scontri fra tifosi, 3 agenti feriti

Inter, è un doppio sorpasso. Di nuovo in testa, ma da sola
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Stavolta Chivu guarda tutti dall'alto: l'Inter batte il Genoa e guida la classifica. Gli era già successo prima dell'ultima sosta, ma con lui c'era anche Gasperini. Stavolta no, stavolta è proprio solo, come ai nerazzurri non accadeva dal 12 aprile, quando Inzaghi ancora credeva di poter vincere tutto e invece tutto stava per finire. Non semplice la vittoria sul Genoa (l'ultima a Marassi nel 2020), per lo meno più complicata di quanto si poteva supporre dopo un primo tempo dominato e chiuso col doppio vantaggio. Merito del Genoa, certo, perché è riuscito a rientrare dentro la sfida. Ma anche colpa dell'Inter, che glielo ha permesso con un atteggiamento troppo rinunciatario, come se ci fosse fretta di salire sull'aereo per Riad.

Per sbloccare la partita, stavolta ai nerazzurri bastano 6 minuti, un banale tiro di Bisseck e un tuffo lento e ritardato di Leali. In vantaggio per la settima volta in stagione con un gol nel primo quarto d'ora, l'Inter mostra una volta di più quanto è forte contro le squadre più deboli, detto senza intento di irridere o rimpicciolire, ma molto seriamente. Soprattutto nella domenica che la riporta al comando, perché i rivali non riescono a scavalcare un'asticella molto più bassa delle loro qualità. Vincere da favoriti è un merito e l'Inter partite come queste non le sbaglia, nemmeno quando prova a complicarsele. Il raddoppio è un manifesto del calcio nerazzurro: cambio di fronte da Barella a Carlos Augusto, palla profonda per Lautaro, spallata (regolare) del Toro al tenero Marcandalli, controllo e secco sinistro per battere di nuovo Leali. È il 12° centro stagionale del Toro nerazzurro, l'ottavo in campionato, di cui è capocannoniere, il primo in carriera a Marassi. Boninsegna è sempre più vicino: 165 a 173. Al riposo col doppio vantaggio, l'Inter deve avere creduto che fosse finita, ma non aveva fatto i conti con l'orgoglio rossoblù e l'organizzazione che De Rossi ha dato al Genoa. "Non è vero, sapevamo che per vincere su questo campo avremmo dovuto fare una grande partita", nega Chivu, che ha rifilato all'amico De Rossi la delusione della prima sconfitta (fraterno l'abbraccio in campo fra i due, mentre poco prima, fuori dallo stadio, soliti vergognosi scontri tra tifosi, 3 agenti feriti). "Siamo stati vicini alla nostra attuale perfezione", sottolinea DDR, che, quando Vitinha ha segnato l'1-2, ha vanamente sperato di conservare l'imbattibilità.

Il gol subìto e lo spavento hanno però tirato giù l'Inter dall'aereo per l'Arabia Saudita e il resto l'hanno fatto i cambi conservativi di Chivu, che ha chiuso con una sola punta (Thuram), cambiato Lautaro con Diouf e messo Akanji davanti alla difesa. Per tornare a guardare tutti dall'alto.

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