Troppa Inter per Mourinho (terza sconfitta in stagione), troppa Inter per la Roma (3-1), probabilmente troppa Inter per tutto il campionato: quarta vittoria di fila e provvisorio sorpasso al Milan, che in queste ore avrebbe probabilmente più bisogno di uno psicologo che di un allenatore. Stasera rossoneri in campo contro la Lazio e poi mercoledì finalmente l'Inter a Bologna, per avere dopo 4 mesi una classifica senza asterischi.
Troppa Inter davvero, tutto è tornato a funzionare e da Torino in poi (3 aprile), a ogni partita c'è un passo in avanti, un giocatore che cresce e si unisce al gruppo di quelli che erano cresciuti nella partita precedente, stavolta Calhanoglu e Dumfries, che firmano il bellissimo gol del vantaggio, quello che schiude la partita e risolve l'uggioso pomeriggio di San Siro. Fatti i conti, l'unico dei grandi che manca all'appello è rimasto Dzeko, poco brillante anche nell'incrocio nostalgico contro il proprio passato, ma visti i precedenti c'è da supporre che nemmeno lui tarderà a rispondere all'appello della volata scudetto.
La Roma dura mezz'ora, il tempo per un tiro di Pellegrini e un colpo di testa di Mancini. Illusioni di un equilibrio che non c'è. L'Inter è tornata ad avere la calma dei forti, la serenità di quelli che sanno di poter segnare se non in questa azione, in quella che arriverà. Calhanoglu impegna Rui Patricio a una difficilissima parata, poi serve in un corridoio profondo un pallone delizioso per la volata e il tocco di sinistro di Dumfries, sull'imbelle portiere portoghese. È l'inizio della fine di Mourinho, strabattuto un'altra volta dal giovane Inzaghi e dalla sua Inter. La Roma cade senza attenuanti dopo 12 partite, si risveglia definitivamente dal sogno Champions, se mai l'aveva davvero cullato, e deve a questo punto guardarsi le spalle in classifica e preoccuparsi di recuperare almeno le energie psicologiche per l'eurosfida col Leicester, sapendo che sarà dura, ma certo più semplice di quanto è stata anche stavolta con l'Inter.
Bravo Inzaghi. Ha retto alla pressione e alle critiche, ha difeso la squadra anche nel momento critico dei 7 punti in 7 partite e ha saputo rilanciarla nel momento più importante. Straordinario Brozovic, che firma il secondo della partita (e del suo campionato) con un numero da 9 o da 10 e non solo da playmaker, dribbling secco su Mancini e destro anche questo imparabile per Rui Patricio. Epic è tornato ed è tornato in modo totale, perché non solo toglie di fatto ogni volta un giocatore agli avversari (il povero Pellegrini, seminato sulle sue tracce) ma è fisicamente e geograficamente straripante, ingranaggio essenziale nel meccanismo nerazzurro.
Il terzo gol è del Toro Martinez, a segno per la terza partita consecutiva, un colpo di testa preciso e fragoroso che in avvio di ripresa dà un calcio
alle residue speranze di rimonta giallorossa, nel caso ne fossero rimaste. Il resto, compreso il 3-1 di Mkhitaryan, è tutta una lunga accademica attesa in vista della fine e dei rispettivi decisivi impegni infrasettimanali.
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