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Inter, sempre la stessa storia. Inizia a vincere e poi succede qualcosa

Pochi giorni dopo la conquista del 19° campionato in casa Inter si consuma il clamoroso divorzio tra la società e l'allenatore Conte. Non è la prima volta che la festa finisce in malo modo

Inter, sempre la stessa storia. Inizia a vincere e poi succede qualcosa

I tifosi dell'Inter non possono mai dormire sonni tranquilli. Checché ne dicesse Antonio Conte, che come prima mossa per segnare il cambio di mentalità, una volta arrivato alla Pinetina ordinò di non far suonare più al Meazza quelle note beffarde, non c'è mai stato inno più azzeccato di "Pazza Inter". Un tifoso interista non fa in tempo a festeggiare il meritato scudetto, dopo anni di sofferenza, che subito sprofonda nel caos, con il clamoroso divorzio tra il proprio allenatore e la società. Problemi di budget. Non ci sono più le condizioni per andare avanti: la società ha bisogno di tirare la cinghia e ridurre le spese, Conte non vuole sentir parlare di tagli. Così le strade si separano, con buona pace per i sogni di gloria dei milioni di tifosi nerazzurri sparsi in tutto il mondo.

Riavvolgiamo brevemente il nastro della memoria. 22 maggio 2010, allo stadio Bernabeu di Madrid l'Inter batte il Bayern Monaco 2-0 con una doppietta di Milito e conquista la Champions League dopo 45 anni, un'eternità. Con quel successo ottiene anche uno storico Triplete, ossia la vittoria in tutte le competizioni della stagione. Quella stessa sera Mourinho lascia il Bernabeu sull'auto di Florentino Perez, presidente del Real Madrid, la squadra che lo Special One andrà ad allenare dopo poche settimane. Il divorzio tra lo Special One e il club di Massimo Moratti matura proprio in quei momenti di festa. Ha preferito lasciare da campione in carica perché temeva che ripetersi sarebbe stato difficile se non impossibile, diranno in molti. Ma era davvero così? Non lo sapremo mai. Di certo Mou aveva spremuto all'osso gli eroi del Triplete, però con qualche ritocchino nella rosa forse anche l'anno dopo i nerazzurri si sarebbero potuti togliere qualche soddisfazione.

Dopo undici anni da quella serata indimenticabile, per i tifosi nerazzurri, l'Inter è tornata a vincere il campionato, il diciannovesimo. La festa è durata qualche settimana, visto che la vittoria è arrivata con quattro giornate di anticipo. Ma il risultato non cambia: anche stavolta va via l'allenatore. Antonio Conte saluta e se ne va. Sembra una maledizione. Cosa succede all'Inter? Perché il club nerazzurro non riesce a trovare continuità nelle vittorie, come avviene nei grandi club. Nessuno, fra gli interisti, si sarebbe mai sognato di emulare la Juve, con nove campionati vinti di fila. Ma di certo smontare il giocattolo sul più bello, quando ci si comincia a divertire, perché si vince, secca e non poco. Soprattutto se, oltre a Conte, dovessero fare le valigie anche alcuni big della squadra. Solo a pensare a questa ipotesi gli interisti potrebbero avere un malore.

Se andate un altro po' indietro con la memoria, anche Giovanni Trapattoni non riuscì a dare continuità alla vittoria della sua squadra, l'Inter dei tedeschi: nel 1988-89 vinse lo scudetto (con 58 punti record assoluto per tornei con 18 partecipanti e 2 punti a vittoria) ma pochi mesi dopo rimediò una sonora figuraccia in Coppa dei Campioni, uscendo addirittura al primo turno con gli svedesi del Malmoe. E non gli andarono meglio le cose in campionato (seguirono due terzi posti, addolciti solo un po' dalla Coppa Uefa).

Un mini ciclo fu tracciato da Roberto Mancini, che riuscì a vincere tre scudetti consecutivi (compreso il primo, spregiativamente definito di "cartone" dagli juventini, per le note vicende di Calciopoli), regalando le meritate soddisfazioni a Massimo Moratti. Dopo aver preso l'Inter da Ernesto Pellegrini e avervi investito un mare di denaro, non era mai riuscito a coronare il sogno di vincere il campionato, neanche con Ronaldo. Figlio di Angelo, l'uomo che con il "Mago" Helenio Herrera aveva plasmato la Grande Inter degli anni Sessanta, Massimo tornò rimettere il tricolore sulle magliette della propria squadra. E, dopo qualche anno, a salire sul tetto d'Europa e del mondo.

Stavolta come andrà a finire? Il calcio sta attraversando una crisi enorme (causa pandemia, ma non solo), quindi stare attenti ai conti non è solo consigliabile, è una necessità. Il primo dovere di un presidente lungimirante è salvare il club.

Certo, però, che doversi fermare (coi sogni) proprio sul più bello non può non far arrabbiare i tifosi.

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