Inzaghi, ogni domenica il peggior Milan dell'anno

Destro non basta: pareggio imbarazzante anche contro l'Empoli. Paletta si aggiunge alla solita banda del buco. Lopez evita la beffa

Inzaghi, ogni domenica il peggior Milan dell'anno

Milano - Separiamo subito i fatti (cioè il risultato, pari meritatissimo dall'Empoli), dalle opinioni (la peggiore esibizione calcistica della stagione da parte dei rossoneri). E poniamo un quesito semplice che può diventare argomento di dibattito presente e futuro: è possibile, per il Milan, costruito a luglio e rifatto dal mercato di gennaio, giocare così male in 11 contro 11 al cospetto dell'Empoli? La risposta del diretto interessato, cioè di Pippo Inzaghi, è di quelle che non convincono e che anzi risultano inquietanti. Eccola: «Impossibile per noi, che da 15 giorni abbiamo cambiato modulo, dominare il gioco sull'Empoli che gioca allo stesso modo da anni». Eh no, caro Pippo, non ci siamo proprio. Perché è vero che il Milan, in questo periodo, è inseguito da una striscia di sfortune che ne hanno segnato la domenica: dapprima la sciatalgia che ha messo ko Zaccardo, poi la rottura del setto nasale per Alex dopo 5 minuti, infine l'insulto muscolare denunciato da Paletta a pochi rintocchi dalla fine e che ha ridotto il gruppo (già in dieci per l'espulsione di Diego Lopez) a chiudere in nove unità.

Ma tutte queste avversità non possono giustificare l'orribile qualità di calcio denunciata dal Milan che rende precario il futuro del giovane tecnico e sempre più preoccupante la classifica del club. In tal senso sono sufficienti una serie di numeri e qualche censura tecnica per documentare il punto più basso toccato ieri a San Siro: 1) nel primo tempo un solo tiro in porta effettuato dal Milan, al culmine di un contropiede fulminante, e coinciso con l'insperato 1 a 0; 2) alla fine della gara 10 tiri contro 5 il profitto dell'Empoli che ha meritato il pari e rischiato anche l'impresa se si fosse attrezzato in attacco con un po' di anticipo; 3) il conteggio delle palle perse in una frazione, la prima, 14 contro 8, è la conferma dell'imprecisione e della mancanza di un indirizzo tattico; 4) molti rossoneri hanno corso a vuoto, si sono generosamente spesi nel pressing ma non in modo organizzato, improvvisandolo e perciò lasciandosi irretire dalle geometrie dell'Empoli che gioca a memoria con la sua fanteria cinese. A squarciare un velo sui tormenti del Milan ha provveduto Maurizio Sarri, il tecnico dell'Empoli che ha segnalato «la preoccupazione» iniziale del Milan e «il panico» finale, a dimostrazione che c'è anche una questione psicologica a spiegare questo declino. La frenesia di Pippo, il suo continuare a ripetere consigli e raccomandazioni, prima e durante la partita, hanno finito col moltiplicare le insicurezze.

Ancora una volta, senza grandi meriti, il Milan si è ritrovato al comando del risultato dopo la prima frazione. Invece di cogliere quel colpo di vento favorevole per prendere il volo (occasione persa da Menez), s'è fatto riprendere come gli è accaduto troppe volte per non costituire una sindrome. Nella circostanza Paletta ha lasciato a Maccarone, in piena area, eccessiva libertà e il marpione ha castigato il Milan e Diego Lopez, fino a quel momento senza un gran lavoro. Da quel momento in poi, l'Empoli, modificato in alcune pedine (dentro Tavano e Verdi per rendere l'attacco meno velleitario) ha continuato a fare la partita e rischiato di portare a casa la storica impresa. Proprio uno degli ultimi arrivati, Tavano, ha raccolto un corto rinvio di Diego Lopez e ha tentato di sorprenderlo dalla distanza. Il portierone spagnolo, in uscita, con i tentacoli ha deviato evitando il terribile castigo dell'ennesima sconfitta domestica ma lasciando in dieci i suoi. Nel finale ha ceduto anche il muscolo di Paletta e la pattuglia berlusconiana è rimasta in nove. L'italo-argentino è appena arrivato a corte, ha giocato poco, ha pagato a caro prezzo l'utilizzo ripetuto, tre partite di fila. Anche questo è un segnale allarmante: la squadra sta cadendo a pezzi, specie in difesa, dove ormai l'emergenza è quotidiana.

Così il Milan, qualche ora dopo le parole del suo condottiero («proviamo a vincere tutte e 16 le partite che restano») non è riuscito a vincere neanche questa sfida. Forse è la dimostrazione plastica del fossato che c'è tra le convinzioni del tecnico e la risposta del gruppo.

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