Il conto alla rovescia è iniziato. Due settimane esatte all'appuntamento, alle qualificazioni del salto in alto degli Europei di Zurigo, in programma il giorno di Ferragosto. Il tempo stringe e mai come questa volta per Alessia Trost è una corsa contro il tempo. Gli Assoluti erano stati un'iniezione di fiducia, la gara successiva in Spagna ha tarpato le ali all'atleta di Pordenone. Lei non molla, lo spirito friulano riemerge tra un salto e un esame universitario.
Si riparte dai campionati italiani, e da quell'1,90 che ha finalmente cancellato l'otto dalla sua misura migliore di questa stagione...
«Spero sia solo l'inizio. Io sono molto positiva. Abbiamo lavorato molto, prima e dopo l'infortunio, ora spero arrivino le misure che finora non sono state confortanti. Devo sistemare la ritmica della rincorsa».
Alti e bassi normali dopo un infortunio. Comunque si può dire che il peggio sia alle spalle?
«Fisicamente sto bene. Il piede non mi fa male in gara e nemmeno nei giorni successivi. L'unica cosa è che si affatica facilmente, ma questa sensazione ci vorrà un anno per toglierla».
L'obiettivo minimo di Zurigo?
«Prima di tutto qualificarsi per la finale, poi vediamo cosa succede. Sicuramente voglio fare lo stagionale in quella occasione».
Presentando la spedizione di Zurigo, il presidente Giomi e il dt Magnani hanno parlato di Nazionale con una forte impronta femminile. Una responsabilità in più?
«Ci sono una serie di pregiudizi quando si affrontano discorsi maschi-femmine. Posso dire che le donne hanno... tanta, tanta determinazione ed è quello che vedo anche nelle mie compagne di stanza. È una questione personale, posso dirlo come donna, poi non so come sia per gli uomini».
Zurigo è il primo esame verso Rio 2016 e anche il primo appuntamento dopo il flop di Londra 2012 dove l'atletica italiana ha toccato il fondo. A che punto siamo?
«Ci sono tanti giovani. Il movimento ha voglia di ripartire, di rimettersi al centro dell'attenzione. In realtà per quanto mi riguarda la nazionale maggiore non l'ho vissuta con la precedente Federazione. L'idea della gestione attuale è quella dell'atleta al centro del sistema. Si comunica facilmente, si passa molto più tempo in campo e sempre meno negli uffici. Penso che questo faccia davvero la differenza».
Friuli terra di talenti, come lei e Simone Scuffet, portiere dell'Udinese a un passo dall'Atletico Madrid. Ma i genitori gli hanno detto prima la scuola...
«La scuola è importante, almeno finire le superiori che sono le medie di trent'anni fa. La scuola forma la persona prima dell'atleta e l'atleta è una persona».
A proposito il suo percorso di
studi come procede?«Mi sono iscritta all'università, faccio Lingue. Mi piace leggere, mi informo, per me è importante trovare altri stimoli anche in relazione alla mia vita di atleta. E comunque non c'è solo l'atletica».
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