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"Italatletica gioca all'italiana poi tornerà il modello Sacchi"

Il dt della nazionale di atletica, Antonio La Torre, archivia i trionfi di Tokyo in vista dei Mondiali: "Squadra acciaccata, ci è successo di tutto"

"Italatletica gioca all'italiana poi tornerà il modello Sacchi"

«È un'Italia abbastanza acciaccata». Antonio La Torre guizza d'anticipo. Da quattro anni è direttore tecnico della nazionale atletica, quindi conosce arte e materia in vista dei mondiali di Eugene: il via venerdì, 9 ore di differenza di fuso orario. In più il ct ama i paragoni calcistici, lui milanese d'adozione in questi ultimi anni si è divertito, dunque va per concetti sintetici e chiari: «Vorrà dire che giocheremo all'italiana, che poi è un sistema vincente, in attesa di riprendere il gioco modello Sacchi». Vi potrebbe parlare con pari disinvoltura di letteratura, ma per ora limitiamoci allo sport.

Il punto è che il nuoto ha fatto faville ai suoi mondiali...

«Conosco il mondo del nuoto e mi fa piacere. A Tokyo hanno vinto 7 medaglie senza un oro e pareva quasi un fallimento. Invece non è così. Ora vanno forte con gli uomini e hanno qualche buco con le donne. Ma noi, dopo l'esaltante Tokyo, ci aspettavamo momenti difficili. Lo dissi il 28 settembre...».

Ovvero?

«Dissi che sarebbe stato difficilissimo l'anno post olimpico anche con riferimento a Parigi 2024. Certe situazioni previste in tempi non sospetti si possono vivere meglio. Bisognava fare scelte guardando al 2023 e al 2024. Nel 23 ci saranno europei e mondiali indoor e quelli all'aperto in Europa, nel 24 Olimpiadi ed europei. Il post olimpico è sempre una brutta bestia. Ricordo Brugnetti, nel 2004, che si trascinò una mini frattura all'anca. Guardate Karsten Warholm, il più grande negli ostacoli a Tokyo: arriva a Eugene senza gare per un infortunio».

Jacobs, La Torre e Tamberi

In effetti non vi siete fatti mancare nulla...

«Parliamo dei problemi di Sibilio, perduto anche per una medaglia agli europei, della Battocletti anche se con le keniane non c'è gara: il futuro è con loro. Talvolta sembra una maledizione: mai possibile vedere un pesista come Weir che si rompe un dito della mano? Manca la Palmisano, uno dei nostri ori, Crippa bloccato da un dolore al piede ed è un peccato perché veniva da un 8°posto ai mondiali con record».

Infine Jacobs: tutto o niente? Magari solo staffetta?

«Fino all'ultimo non sapremo. Sarà una verifica giorno per giorno, lui farà di tutto per esserci venerdì nella gara individuale. Ma bisogna essere realisti. Ricordiamoci che quelli di Eugene sono mondiali di transizione per arrivare a Parigi '24: mancano meno di 720 giorni. Se Marcell farà l'individuale ed, anche senza vincere, entrerà nei primi 5, sarà una carica per tutti: darà energia, emulazione. Servirà per una staffetta molto competitiva».

Tamberi è tornato con il padre, dopo il divorzio flash...

«Sono contento per quest'ultima puntata: che ci sia Marco al suo fianco. Gimbo ci ha abituato a tutto: è la sua forza. Poi per la medaglia... ha un talento che lo aiuta, è un combattente. Gimbo e Jacobs non intendono mollare fino a Parigi '24».

Appunto dopo i 5 ori di Tokyo, cosa attendersi? Nei mondiali recenti ci hanno salvato i bronzi delle donne della marcia...

«Bisogna andare a testa alta ed avere coraggio. Potevamo essere in 80, siamo in 60 causa infortuni ma la forza c'è. Può essere che si torni alle memorie antiche della marcia che salva tutto, però qui abbiamo un telaio che, se non lo disperdiamo, ci porterà fino a Los Angeles 2028. Se parliamo di marcia, Stano è in grande ripresa: è garanzia di rendimento alto».

Chi ci sorprenderà?

«Guardo alla martellista Fantini, alla Sabbatini nei 1500. E ad Andrea Dallavalle nel triplo: lo vedo a ridosso del podio, ha classe, 22 anni. I mondiali serviranno per essere protagonisti agli europei. Conto molto sulla 4x400 mista del primo giorno: andasse bene, sarebbe una tromba allegra per darci la carica».

E la 4x100 maschile?

«Siamo campioni olimpici, non dobbiamo nasconderci. È una staffetta di grande valore. Con Jacobs, sarebbe come il Milan con Ibra sano. Ma il Milan ha vinto anche senza Ibra».

Stavolta gli americani non scherzeranno...

«Con questi mondiali hanno messo tutti in una condizione non facile. Faranno la più grande spedizione della loro storia. Poi, però, li aspetto nel '23 e '24. Fuori dagli Stati Uniti».

Il resto del mondo?

«Ci sono 24 atleti sotto i 10 nei 100: Jacobs ha stimolato tutti. Vedo i britannici in forte ripresa, l'Europa un po' chiusa, sta emergendo il Sud America, non si hanno notizie sugli africani. Aggiungiamo lo slalom tra i problemi di covid».

Se dovesse chiedere un regalo ai mondiali?

«Dalla Fantini ne vorrei uno bello: è ragazza straordinaria, intelligente, con lei parlo di Pessoa che molti non conoscono. L'ultima volta abbiamo parlato di Calvino.

Capisce?».

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