La prima Italia di Di Biagio riparte ancora da Buffon

Il ct: «Starà con noi altre 2-3 partite, poi si vedrà Uno così non poteva smettere dopo la Svezia»

Mario Tenerani

Firenze Coverciano, capitale del calcio italiano, ieri non era la stessa. Fuori il sole freddo, qualche fiocco di neve, dentro il fantasma di un Mondiale sfuggito all'Italia. Il lutto calcistico non è elaborato, aleggiava tra i corridoi del Centro Tecnico. Eppure il nuovo Ct, il Caronte azzurro Gigi Di Biagio - «chiamatemi anche traghettatore, non sono prioritario io né il presidente, qui conta solo rilanciare la Nazionale» -, parte con la marcia giusta. Da calciatore cercava di verticalizzare sempre, ora pure in sala stampa. Gigi non si è nascosto, ha spiegato bene i concetti. Riportare entusiasmo, senso di appartenenza, puntare sui giovani, ai quali i club dovranno dare più spazio, e nel frattempo servirsi ancora di qualche senatore, vedi Buffon: «Ci ho parlato, non può smettere dopo la Svezia Uno del suo prestigio e valore. Sarà con noi altre due-tre partite, poi si vedrà Per il dopo siamo in una botte di ferro per vent'anni con gente come Donnarumma, Perin, Meret e altri. Resterà anche Chiellini e poi De Rossi quando avrà smaltito i postumi dell'infortunio. Chiude, invece, Barzagli».

Di Biagio, che ieri ha perso il romanista Pellegrini che ha marcato visita, non reclama un posto, ma ha detto che vorrà «mettere in crisi i vertici federali. Sono realista, ma anche ambizioso». Intanto uno stage - «grazie a Ventura che lo ha voluto e ai club che lo hanno assecondato» - il quinto del biennio 2017-18, quindi le amichevoli di lusso di marzo con Argentina e Inghilterra. «Proibitive sulla carta, ma sono certo che faremo molto bene». E su Balotelli il nuovo Ct dice: «Nessuna preclusione, lo seguo costantemente. Io non chiudo la porta a nessuno. Oggi però non dico se verrà oppure no».

L'Under 21 sarà la base di una rinascita: «Conosco l'80 per cento dei ragazzi che faranno parte del prossimo ciclo, nei miei triennii ne ho convocati 150. Il Mondiale perso è una brutta pagina, se sono qui è del tutto evidente che il nostro calcio ha avuto dei problemi. Il ricambio? C'è perché esiste tanto materiale, abbiamo giovani importanti. Certo, l'ideale sarebbe vederli in pianta stabile in prima squadra, nelle coppe europee. Ricordo quando abbiamo affrontato la Spagna all'Europeo Under 21: loro in campo mettevano 60-70 presenze in Champions, i nostri tre-quattro Bisogna trovare il modo di far giocare di più gli italiani. Nelle nostre riunioni questa criticità emerge netta, bisogna fare qualcosa, solo che non spetta a me parlare di riforme. Le Squadre B? Sono una soluzione, di certo va individuata una via di mezzo credibile fra Primavera e prima squadra, il salto è troppo grande. Ora sarà importante verificare questi ragazzi come reagiranno nel giocare in stadi da 80mila posti».

Chiesa può essere l'apripista dei saranno famosi: «Federico è in rampa di lancio, uno di quelli sui quali punteremo di sicuro. Per il resto dovrà essere il campionato ad aiutarci, io starò molto attento alle indicazioni. Adatterò il modulo alle esigenze anche se di partenza sceglierò la mia difesa a quattro. È un torneo equilibrato e più bello dei precedenti. Il Milan italiano mi da una mano? Certo, Rino sta facendo un ottimo lavoro. Lo dico anche per questioni di interesse (e ride, ndr)». La Fiorentina è la più rappresentata in questo stage: «Ha giocatori importanti che ci frequentano dall'Under 15, sono sinonimo di campo e professionalità».

Ma insomma, perché i tifosi dovrebbero seguire questa nuova Nazionale? «Per curiosità, per capire se faremo qualcosa di nuovo. Bisogna ricreare quel senso di appartenenza ed entusiasmo che tra gli italiani forse sta scemando».

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