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Juve, difesa colabrodo: Sarri prende il doppio dei gol di Allegri

17 gol subiti in 17 partite di campionato, 4 in 6 partite di Champions League, 3 nella finale di Supercoppa Italiana: in totale fanno 24 reti incassate. L'anno scorso, di questi tempi, la Juve di Allegri ne aveva presi 12. Esattamente la metà

Juve, difesa colabrodo: Sarri prende il doppio dei gol di Allegri

Il proverbio dice che sbagliando s'impara, ma non sembra essere questo il caso della Juventus. Che continua a subire gol. Con le tre reti incassate da Szczesny nella finale di Supercoppa Italiana, siamo a quota 24 gol subiti in stagione in tutte le competizioni. Una media di uno a partita. Troppi per una squadra come la Vecchia Signora, abituata da sempre a fare della fase difensiva il proprio marchio di fabbrica, vedi i successi ottenuti con allenatori di fama difensivista come Giovanni Trapattoni, Marcello Lippi e Fabio Capello.

Il dito dei tifosi bianconeri, inevitabilmente, è puntato verso Maurizio Sarri. L'arrivo a Torino dell'ex allenatore di Napoli e Chelsea era stato inteso da molti come l'occasione per cambiare pelle, abbandonando le idee del calcio all'italiana - difesa bassa e contropiede - in favore di un gioco più europeo, una filosofia nuova di zecca (re)introdotta in Italia da Sarri, fresco di successo in Europa League. Che ci volesse un po' di tempo per trovare gli equilibri, lo pensavano un po' tutti. Ma neppure i più pessimisti avrebbero immaginato che la difesa della Juventus si sarebbe trasformata in uno scolapasta, bucato con tremenda semplicità dagli attaccanti della Lazio, con un doppio 3-1 tra campionato e Supercoppa che ha fatto drizzare le antenne ai milioni di tifosi della Vecchia Signora. Soprattutto per il fatto che il confronto con la passata stagione è impietoso. Sarri era ancora a Londra e al suo posto c'era un certo Massimiliano Allegri, ormai tra i pochi a giocare ancora all'italiana.

Non è un caso che l'anno scorso, a Natale, la Juve avesse subito 12 gol in 23 partite tra Serie A e Champions (la Supercoppa si sarebbe giocata a gennaio). Ma adesso la mentalità della squadra è diversa. Si gioca sempre per vincere, è ovvio, ma si può prendere anche un gol in più. A patto di portare a casa i tre punti. Non è successo, in campionato, contro Fiorentina, Lecce, Lazio e Sassuolo. Eloquente il dato sui clean sheet, ovvero il numero di volte in cui il portiere bianconero è uscito imbattuto. Con Sarri è accaduto cinque volte, la metà dell'anno scorso. Le scusanti non mancano - la papera di Buffon contro il Sassuolo, la sfortuna con il Lecce, l'assenza di Chiellini, qualche errore di troppo del gioiellino De Ligt - ma Sarri non ha più margini di errore. Sette punti meno dell'anno scorso sono un altro numero che inchioda il tecnico alle sue responsabilità. E non solo per una difesa così così.

Ma anche per un attacco poco brillante, nonostante le prodezze del "Dygualdo", il tridente delle meraviglie formato da Dybala-Higuain-Ronaldo. I gol segnati in campionato sono 3 in meno dell'anno scorso, compensati dalle 10 reti siglate in Champions contro le nove di Allegri. Non un problema, ma insomma: qualcuno si attendeva da Sarri un passo in avanti in fase realizzativa che però non c'è stato. E se a ciò si aggiunge una fase difensiva mediocre - con i giocatori bianconeri che faticano a mettere in pratica il principio del "difendere attaccando" per riconquistare la palla, una volta che gli avversari saltano la prima linea di pressing della Juventus - il bilancio non può che essere negativo, o comunque non del tutto positivo.

A Sarri il compito di invertire la tendenza, anche se la filosofia di Allegri del "muso corto" (dell'avversario battuto di un soffio, magari di un gol) a Maurizio non piacerà mai.

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