Torino - Una sveglia (l'ennesima) alla Lega Calcio. E l'orgoglio di essere tornati la vera Juventus. Ieri, presiedendo l'assemblea degli azionisti nello Stadium, Andrea Agnelli ha cercato di stimolare ancora una volta il mondo del calcio: «Non faccio la guerra a nessuno, semmai tendo la mano. Vogliamo trovare nuove forze, stimoli e idee». Sotto accusa c'è il sistema o, meglio, la locomotiva Lega Calcio: «Bisogna andare oltre l'immobilismo, l'inazione e la superficialità». E se chi dovrebbe governare non è in grado di «essere una controparte credibile per la politica italiana», bisogna svoltare: «Vogliamo aumentare i diritti tv, ma soprattutto trovare un piano strategico per fare sì che questi ricavi diminuiscano percentualmente in rapporto a quelli da stadio e da merchandising. L'obiettivo deve essere quello per cui il Sassuolo possa acquistare l'equivalente di un Osvaldo o un Giaccherini». Crescere come sistema, insomma. Senza mettere in discussione la negoziazione collettiva dei diritti tv, ma nemmeno legandosi a Infront (advisor della Lega Calcio per la commercializzazione di tutti i diritti media nazionali e internazionali) oltre il 2018. «Per massimizzare i ricavi, è giusto guardarsi intorno. Beretta? Lo conosco da anni, ma adesso servono un presidente di rappresentanza, un vero amministratore delegato e varie competenze specifiche».
Punto e fine della trasmissione, godendosi l'accordo con Adidas che dal 2015 al 2022 vestirà la Juve versando oltre 30 milioni a stagione. «Dobbiamo essere meno ingenui e più cinici - ha aggiunto Agnelli -. Da Madrid saremmo anche potuti tornare con i tre punti: dobbiamo scegliere se giocare belle partite o provare a vincere la Champions. Dopo di che, siamo ancora in corsa: se poi non ci qualificheremo, nulla cambierebbe dal punto di vista della salute economica. Gli investimenti previsti sono su piano quinquennale e quindi, anche in caso di eliminazione, non ci sarebbero differenze sostanziali».
Marotta però lancia un messaggio chiaro: «Il designatore Collina valuti attentamente l'importanza che potrà avere l'arbitraggio nel match che ci vedrà impegnati contro il Galatasaray: interpretazioni diverse su certi falli, come accaduto a Madrid, determinano risultati e scenari differenti». Si vedrà. Sgombrando intanto il campo da ipotesi più o meno fantasiose: «Prandelli al posto di Conte è fantacalcio - ha detto Marotta -.
Proseguire oltre il 2015? Quello è il momento in cui scadranno il piano industriale e il contratto del nostro allenatore: valuteremo tutti insieme il da farsi ma, se saremo tutti contenti e soddisfatti, sarebbe da folli separarsi». Nel frattempo, si vuole continuare a vincere in Italia e provarci anche in Europa: «Per quel che si è visto pochi giorni fa, in campo il gap con il Real si è ridotto ma resta quello in termini di bilancio».
E qui si torna all'Agnelli simil furioso, quello che vuole spingere la Lega a ragionare in altro modo: «Il nostro fatturato ci colloca nella top ten mondiale, ma non troppo tempo fa eravamo tra le prime tre società al mondo. E' un dato di fatto: in dieci anni si è perso molto terreno». Non solo per colpa di Calciopoli.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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