La Juve non aspetta primavera per «uccidere» il campionato

Il copione, o per dirla alla Conte lo spartito, è lo stesso da tre anni. E prevede che a un certo punto la Juventus inserisca il pilota automatico e ammazzi il campionato. In perfetto stile Signora omicidi. Di solito succede in primavera, stavolta capita in autunno. Nelle due edizioni precedenti i bianconeri sono sbocciati insieme ai fiori, stavolta volano mentre cadono a terra le foglie (gli avversari). Si può parlare di serial killer bianconero perché il metodo è sempre lo stesso, quasi chirurgico: difesa bunker e mitragliata di vittorie. La prima Juve di Conte piazzò l'affondo decisivo al tramonto dell'inverno: otto successi in serie, ventitre gol fatti e uno subito. L'anno scorso la zampata per il bis fu lanciata il 10 marzo (Giaccherini gol al 93' contro il Catania): nove vittorie filate, bottino di 14 reti e solo due subite.
In questo campionato, invece, è come se Antonio Conte avesse voluto schiacciare in anticipo sull'acceleratore. L'impressione è che a Vinovo si fosse capito che non si poteva aspettare, bisognava rispondere subito allo choc viola di Firenze e alla Roma inarrestabile. In un campionato in cui chi è davanti corre più forte rispetto agli ultimi due anni, poteva essere rischioso lasciare altro spazio. Quindi il cambio marcia: sette vittorie, frutto di 15 gol all'attivo e zero al passivo. Abbassata la saracinesca dopo che nelle prime otto partite Buffon era stato trafitto dieci volte: il capitano bianconero non prende gol da 650', mai gli era riuscito nello stesso torneo.
Parte da qui, dalla difesa, la striscia aperta che per ora vale solo il primo posto perché almeno fino a Roma-Fiorentina dell'ora di pranzo è prematuro parlare di fuga. Lo scudetto è tutto da giocare, però è un filotto, sono sette messaggi a chi segue. Lo ha detto Buffon dopo Livorno: «La Roma speri in se stessa, non in un nostro calo». Lo ha ribadito Conte a Bologna: «Messaggio chiaro alle rivali». In mezzo ci sono stati anche i tre tweet «diretti» al Napoli. Comunque per ipotecare il tris tricolore «bisognerà continuare così» ha detto dopo l'undicesimo gol stagionale Arturo Vidal, insieme a Llorente e Buffon l'artefice principale del «settebello» bianconero.
Conte però rivendica la qualità «dell'orchestra, che sa sempre quale spartito suonare». Perché chi viene chiamato sul palco non stona mai, ultimo Peluso. Così si può vincere soffrendo come con l'Udinese o con pazienza come a Livorno. Oppure stordendo l'avversario come col Napoli o con cinismo come con il Parma. La Juve dà la sensazione di poter fare quello che vuole all'interno della stessa partita: dare spettacolo, rallentare, gestire e colpire. Padrona del campo e dell'avversario. E affamata. Non si spiegherebbero altrimenti i 40 punti conquistati su 45 disponibili nell'avvio bianconero in cui da cancellare veramente ci sono solo i 15' di blackout contro la Fiorentina, anche se fino a ottobre le prestazioni non sempre sono state convincenti.
Sono comunque bastate in Italia, ma non in Europa. Infatti i flop iniziali con Copenaghen e Galatasaray adesso obbligano la Juventus a fare l'impresa martedì in Turchia (Marchisio e Vucinic sono arruolabili) per continuare il cammino in Champions.

Basta un pareggio, ma serve la Juve autoritaria d'Italia non quella timida d'Europa. Conte l'ha già detto: «Niente calcoli, è la sfida più importante di questa prima parte di stagione». Non c'è più tempo, bisogna picchiare il martello anche in Champions.

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