Le lacrime di Rod Stewart, la telefonata di Elton John, la visita di sir Alex Ferguson; tre indizi per capire come quella dello scorso 7 novembre al Celtic Park non sia stata la solita serata di Champions. Nella tana del Celtic è caduto 2-1 il Barcellona, che non è propriamente il St. Mirren, e lo ha fatto proprio in occasione del 125° anniversario del club cattolico di Glasgow. Quanto basta per inserire il match nelle partite leggendarie del club, solo un gradino sotto quella del maggio 1967 quando il Celtic sconfisse 2-1 l'Inter a Lisbona e vinse la Coppa dei Campioni. Erano i Lisbon Lions, e proprio in loro onore il keniano Victor Wanyama ha scelto di indossare la casacca bianco-verde numero 67 una volta sbarcato in Scozia. Contro il Barcellona l'ha onorata come meglio non avrebbe potuto, prima incornando un angolo di Charles Mulgrew per l'1-0 (prima rete di un keniano in Champions League), poi surclassando il centrocampo blaugrana. Chili, muscoli, centimetri ma anche piedi educati.
Classe 1991, Wanyama è l'elemento di maggior talento di un Celtic che i pronostici vedono come vittima sacrificale della Juventus negli ottavi di Champions. Il diretto interessato non è d'accordo. «La partita contro il Barcellona ha dimostrato che niente è impossibile. I bianconeri sono tostissimi, non imbattibili. Mio fratello McDonald mi ha detto tutto su di loro». McDonald è il centrocampista dell'Inter in prestito al Parma, Mariga. Grazie a lui è iniziata l'avventura di Wanyama in Europa, in Svezia nell'Helsingborg. Impatto shock: freddo polare e tanta panchina. Meglio in Belgio al Germinal Beerschot di Anversa. Nell'estate del 2011 il Celtic lo paga un milione di euro; oggi ne vale 25.
Wanyama è l'ennesimo esponente di una famiglia di sportivi - papà Noah è stato nazionale del Kenya a cavallo tra i '70 e gli '80, i fratelli McDonald, Thomas e Sylvestre sono tutti calciatori, la sorella Mercy invece gioca a basket - ma è destinato a diventare il migliore.
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