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Löw senza punte alla prova del doppio 9 polacco

I tedeschi orfani di Klose non hanno centravanti. Dall'altra parte la coppia Lewandowski-Milik

Löw senza punte alla prova del doppio 9 polacco

Nel calcio, chi alza i toni spesso lo fa per paura.

All'Europeo 2008, alla vigilia di Polonia-Germania, il tabloid polacco Super Express pubblicò un fotomontaggio dell'allora ct Leo Beenhakker con in mano le teste mozzate di Michael Ballack e Joachim Löw, seguito da un articolo in cui si citava il corridoio di Danzica, la Wehrmacht e l'occupazione nazista. Si sollevò un polverone, durato il tempo di constatare l'abisso tecnico che separava in campo la Polonia dalla Germania.

Otto anni dopo, i polacchi non hanno più bisogno di questi mezzucci per far paura ai tedeschi. Non solo perché li hanno già battuti nelle qualificazioni (storico 2-0 a Varsavia), ma perché dispongono di ciò che attualmente manca alla compagine di Löw per essere davvero una squadra da dieci e lode: un centravanti di razza. La Polonia ne ha addirittura due, Lewandowski e Milik, e pur conoscendo la preferenza di Löw per il falso nove (sia esso Götze o Thomas Müller), difficilmente un Lewandowski tedesco verrebbe lasciato in panchina. Del resto, fino a quando ha tenuto botta Klose, la Germania ha sempre giocato con un vero centravanti. La coppia Lewandowski-Milik ha già lasciato il segno contro la Mannschaft proprio nel citato 2-0 di Varsavia (prima vittoria in una partita ufficiale della Polonia contro la Germania), e proprio Milik ha siglato la rete dei tre punti domenica scorsa contro l'Irlanda del Nord.

La sua è la classica storia del ragazzo cresciuto nella miseria e salvato dal calcio. Originario di Tichy, angolo industriale della Slesia dove si fabbricano le Fiat Panda, a sei anni era già sulla cattiva strada: fumava e rubava piccole cose nei negozi. Lo ha salvato l'allenatore delle giovanili del Katowice, che ha creduto nelle sue qualità. Dopo una toccata e fuga al Bayer Leverkusen, Milik si è imposto nell'Ajax, dove nelle ultime due stagioni ha realizzato 47 gol, numeri che in casa ajacide non si vedevano dai tempi di Luis Suarez. Eppure, sembra incredibile, all'Ajax sembra non vedano l'ora di disfarsene. Milik è infatti un finalizzatore puro, che non partecipa molto alla manovra e non si inventa reti dal nulla. Caratteristiche che all'esigente club di Amsterdam stanno strette.

Non così invece al ct

polacco Nawalka, che non ha esitato a dargli una maglia da titolare al centro dell'attacco, ottenendo la risposta che qualsiasi tecnico si aspetta da un attaccante: i gol.

Questa volta la Germania può seriamente preoccuparsi.

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