L'alieno CR7 su una terra confusa

di Tony Damascelli

U na cravatta di seta su un corpo seminudo, sfatto. Può essere la foto segnaletica di Cristiano Ronaldo nel nostro calcio. Un marziano, non soltanto per le cifre del suo passaggio alla Juventus ma per le condizioni di salute dell'intero sistema, istituzioni, figc, lega, clubs, un mondo che ha cancellato la propria storia gloriosa per entrare nella miserabile e avvilente cronaca contemporanea. La Juventus e Cristiano Ronaldo non ne fanno parte se non per la contesa agonistica. Il resto è una partita impari, non certo dovuta allo strapotere del gruppo Agnelli. La situazione disperata di Bari, Cesena, Avellino, la crisi terribile e grottesca del Milan, i debiti spaventosi dell'Inter, il deficit della Roma, l'esposizione verso l'Erario della Lazio, aggiunti a quello che era stato il tracollo di Vicenza, Arezzo e, in passato, i terremoti che avevano riguardato Lecce, Fiorentina, Napoli, Torino, sono fotogrammi di un film horror, dinanzi al quale nessuno ha mai avuto vera paura, nessuno si è reso conto che l'edificio stesse (e stia) per crollare. I denari, sontuosi, che le emittenti a pagamento hanno garantito, nell'ultimo decennio, non sono stati reinvestiti in nuovi impianti o nei settori giovanili. Ne hanno, invece, usufruito i calciatori e i loro agenti, il cui fatturato, in alcuni casi, supera abbondantemente quello dei club medesimi. Imposte non pagate, versamenti fasulli, trucchi di bilancio, fallimenti, senza che gli organi preposti al controllo osino intervenire con decisione. Ecco il quadro riassunto magistralmente nel libro di Marco Bellinazzo, La fine del calcio italiano: ma è opera inutile e morta per gli ignoranti al potere, un gruppo che non vuole e non sa leggere. Se in Europa, negli ultimi quindici anni, sono stati costruiti 157 nuovi stadi e in Italia ci siamo fermati a 3, qualcosa dovrebbe significare e insegnare a chi frequenta soltanto le assemblee condominiali di Lega e federcalcio, tra zuffe e rivalse sui diritti tivvù e affini, dimenticando gli investimenti, una visione internazionale del calcio. Quello che preoccupa non è il passato disastroso ma il futuro che non è soltanto incerto ma può essere tragico se i dirigenti non saranno tali, cioè non sapranno dirigere, indirizzare la gestione societaria verso una svolta continentale, nel disegno strategico e non nei costi. Il marziano portoghese è atterrato con la sua astronave su questa terra confusa e sbilenca.

Dopo lo stupore degli astanti, si tornerà agli insulti, alle sfide da bottegai, mentre continueremo a chiederci che fine abbia fatto l'Italia, fuori dal mondiale ma anche fuori dal resto del mondo. Tranquilli, tra poco si torna in campo, la crisi è una falsa notizia.

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