La Lanterna su Milano. Spalletti fa il musicista, Montella il matematico

Luciano: «Facciamo sentire il suono della palla» Vincenzo: «Primi per tiri e possesso. E giovani...»

La Lanterna su Milano. Spalletti fa il musicista, Montella il matematico

Sulla Milano-Genova giocano i matematici. No, non è l'incipit per una scena di scherzi a parte ma il resoconto complessivo del sabato di Inter e Milan, svolto maneggiando numeri e percentuali, cifre insomma. Quasi che la sfida incrociata con Genova (Grifone a San Siro, Samp a Marassi) si possa decidere con un algoritmo che va molto di moda.

Il primo a spandere un po' di cifre nella sua chiacchierata è Vincenzo Montella che intende così fare giustizia di qualche giudizio amarognolo letto sul conto dell'ultima prova domestica con la Spal. «È un luogo comune sostenere che facciamo poco gioco» comincia prima di rovesciare sulla platea di cronisti una striscia di rilievi statistici che da soli dovrebbero fare la felicità del Milan e invece non è affatto così. Allora, eccoli i numeri di Montella: 1) per il possesso palla (61%), i rossoneri sono secondi solo al Napoli di Sarri che in materia è una potenza; 2) 6 su 10 i gol segnati su palle da ferme che furono ai tempi la croce di Seedorf e Inzaghi; 3) nei tiri il Milan è il primo (93 complessivi) della lista ed è l'ultimo tra le squadre che han subito meno tiri; 4) è il team più giovane del torneo. È sufficiente? Forse no se a Genova non dovesse scavalcare l'asticella specie se poi si pensa alle prossime sfide fissate dal calendario a cavallo della sosta per le nazionali: Roma, Inter e poi Napoli. Perciò, al netto di qualche indispensabile cambio, le scelte di Montella sono fatte con Bonaventura al posto di Calhanoglu, Abate il vice Conti e Suso musa di Kalinic, nella convinzione che anche in quel ruolo si possa sbloccare.

Non si sono messi d'accordo ma anche Spalletti, nel suo intervento, a un certo punto punta sullo stesso argomento e tira fuori una teoria che forse è filosofia pura. Sentite un po': «Non sono matematico ma tra 1 e 2 ci sono centinaia di numeri. E anche tra 2 a 3». A questo punto è meglio fermarsi a riflettere e provare a capire cosa voglia dire ai suoi e al popolo interista l'uomo di Certaldo. Vuole dire, in sostanza, che qualche volta si può anche sbagliare una frazione, come la prima di Bologna, senza provocare processi a Candreva per i cross («gli ho detto io di farli così corti» la giustificazione) o a Joao Mario che rischia di perdere il posto a favore di Eder. L'importante è insomma riuscire a cavalcare l'onda di fiducia che arriva per l'Inter dai 50 mila di San Siro e non «aspettare Babbo Natale o la Befana», il prossimo mercato quindi da cui non possono arrivare sontuosi regali.

«Questa squadra mi stimola fiducia» scommette Spalletti che non ha bisogno d'inventarsi matematico. Anzi il finale è quasi da musicista. A proposito della palla che viaggia, infatti, sostiene «ha un suono differente». Musica e numeri, insomma.

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