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L'impossibile non esiste. È una filoSofia d'argento

Goggia straordinaria nella libera a soli 23 giorni dall'infortunio. Battuta solo dagli sci della Suter

L'impossibile non esiste. È una filoSofia d'argento

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Mission impossible? Missione compiuta. Nel G-day più atteso di Pechino 2022, l'argento della discesa rende di nuovo libera Sofia Goggia. Dopo l'oro di quattro anni a Pyeongchang, questa medaglia brilla perfino di più. Per vincerla non bastava essere veloci per 1 minuto e mezzo fra le curve di una pista. No, sono serviti 23 giorni di pazienza e sacrificio per impastare il miracolo di una vita. Il cielo è di un doppio azzurro sopra a Pechino e Goggia lo sa: per questo al traguardo, con quel pettorale 13, inno alla scaramanzia, aveva gridato il più convinto dei suoi Si, poi aveva baciato la telecamera e raggiunto il suo posto in quello scompartimento di un Pechino Express tutto azzurro che, con Nadia Delago ed Elena Curtoni, sembrava lanciato verso un triplete da leggenda. Quando, poi, Corinne Suter è piombata sul traguardo con 16/100 di anticipo tutto svizzero, Sofia ha capito di che materia sono fatti i suoi sogni. Sono di argento vivo, ma non somigliano ad un oro sfumato.

Goggia non nasconde il mix delle sue emozioni: ha chiaro che è il rettifilo finale ad averla rallentata, ma sa che davanti si è infilata solo la campionessa mondiale in carica, sana, serena e armata di sci missili: come in Formula 1 dove conta il pilota, ma, su certi tracciati, anche lo spunto della vettura fa la differenza. «L'oro? A rimettermi in piedi è stato solo il sogno olimpico, ma per un argento avrei firmato. Adesso lo vedo come un traguardo di platino» dice lei sublimando con la chimica il mix di leghe preziose. Altri sarebbero ancora sul divano col ghiaccio sul ginocchio a lagnarsi della malasorte. Non un atleta, non un campione che non può che sognar in grande, se vuole ripartire dopo un handicap che nemmeno una gara ad inseguimento del biathlon: «Ho capito che la manche più dura sarebbe stata presentarmi a Pechino, mentre la gara poteva anche essere la parte più facile del mio percorso».

Ecco la sua filoSofia: la medaglia più importante è quella che non ha colore e che Goggia ha vinto credendo nel suo ritorno dei record. Ora resta un bel bis al sapor di riscatto sempre in sintonia con l'amica Michela Moioli, oro come lei nel 2018, ed argento come Sofi a Pechino 2022. Non ci sarà, però, fra le due il passaggio di testimone nella cerimonia di chiusura. Goggia è ormai portabandiera a prescindere di chi crede nelle ripartenze e già domani dovrebbe imbarcarsi per l'Italia. Lo sguardo è sul prossimo obiettivo. C'è una coppa da difendere, ci sono 3 discese, fra Crans Montana e Courchevel, per rivincerla, c'è ancora Corinne Suter, ma stavolta è dietro di 69 punti. «Prima di partire, ho accarezzato l'oro olimpico del 2018 e ho fatto uno spazietto in mezzo alle medaglie Mondiali, nel caso fossi riuscita a riempirlo».

Mission impossible? Missione compiuta.

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