Minuto numero 40 del primo tempo. Prende la palla in mano con sicurezza, la mette sul dischetto dopo aver dato il cinque ai tanti compagni andati a incitarlo. Calcia e fa gol. È il momento in cui Mauro Icardi si riprende l'Inter. 53 giorni dopo la partita di Parma, torna in campo senza la fascia da capitano al braccio e, puntuale, torna a fare quello che sa fare, quello per cui è famoso e per cui è pagato: gol. È il lieto fine che l'Inter si aspettava dopo quasi due mesi di parole, polemiche, ripicche, errori, mediazioni e pasticci assortiti. E probabilmente non è un caso che dopo il gol tutti i compagni vadano ad abbracciarlo per festeggiare. Difficile aspettarsi qualcosa di diverso, chiaro, ma in una situazione in cui sono state soppesate parole, pensieri, atteggiamenti e (forse soprattutto) tweet e post social, questo gesto qualcosa rappresenta. E a proposito di segnali, come non notare l'assist dell'argentino per Perisic che realizza il 3 a 0. I due presunti arci nemici che si scambiano giocate decisive come ai vecchi tempi. Probabilmente, anche questo, il punto da cui ripartire, invocato da Spalletti alla vigilia della gara con il Genoa.
Anche se c'è una cosa in cui Icardi mette d'accordo tutti, suo malgrado. I tifosi, contro di lui. Prima il comunicato della Curva nord nerazzurra che ribadisce la sua posizione nel chiedere l'allontanamento dell'argentino, poi i cori offensivi durante il riscaldamento a suon di uomo di m. e vattene. Cui si accodano con gioia anche i tifosi del Genoa. Fischi (misto a qualche appaluso) anche quando esce a 10 minuti dalla fine.
Odio dei tifosi o meno, Icardi c'è, Icardi è tornato. Un gol, un assist e un palo. E con lui anche l'Inter. Perché con la vittoria sul Genoa consolida il terzo posto, allontana le rivali e soprattutto lo spettro di un fine campionato in apnea. Un'Inter in assoluto controllo a Marassi, mai in difficoltà anche grazie a un Genoa bruttissima copia di quello brillante e vincente visto sullo stesso campo contro la Juventus. Spalletti, oltre all'ex capitano sfasciato, lancia dal primo minuto anche Nainggolan. Il belga non è ancora al meglio ma dà qualche segnale di vero Ninja mentre a centrocampo, al fianco dell'inamovibile Brozovic, brilla un Gagliardini in formato nazionale. Per l'ex atalantino, oltre al gol che sblocca la partita e a quello che la chiude (doppietta col Genoa come all'andata), anche tante giocate di qualità e sostanza. È proprio lui al 15' ad essere decisivo, quando si traveste da centravanti e gira alla perfezione in porta un cross di Asamoah. Il Genoa non si scuote, anzi, inizia a ballare in maniera preoccupante e l'Inter ne approfitta. Anche se la serata di Icardi sembra stregata al minuto 20' quando si infila in uno dei buchi concessi dalla difesa rossoblù e solo soletto davanti a Radu calcia sul palo mangiandosi il gol. Colpa della polvere accumulata in questi 53 giorni, forse, ma l'argentino è pronto a scrollarsela di dosso. Battaglia in area con il connazionale Romero che ingenuamente lo trattiene in area. Rigore ed espulsione per il difensore. Icardi dal dischetto non trema e con il Genoa in inferiorità, di fatto, chiude la partita.
La ripresa infatti per l'Inter è un mero esercizio di stile. Spazi larghi e a tratti un po' di tiro al bersaglio verso il povero Radu che, prima della rete del definitivo 4 a 0 di Gagliardini, incassa il terzo gol dopo 9 minuti quando Icardi ispira e Perisic non sbaglia.
Come ai vecchi tempi, quando le tensioni nerazzurre erano figlie solo della pazza indole dell'Inter e non delle polemiche figlie dei capricci. «Dobbiamo metterci tutto alle spalle e guardare al futuro con ottimismo», chiosa l'ad Marotta. Adesso, forse, si può davvero fare.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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