L'Inter non batte nemmeno la Fiorentina, anzi rischia un'altra volta di perdere. La salva Handanovic nel quarto minuto di recupero, sbarrando a Ikoné la strada dell'1-2 che avrebbe magari avuto il sapore della beffa, ma certamente non sarebbe stato immeritato. Inter più forte, Viola più bella. Come all'andata. Solo che a settembre finì 3-1 per i nerazzurri, bravi a salvarsi sotto i colpi avversari e poi implacabili nel punirne gli errori. Stavolta no, niente del genere. Handanovic salva la partita, l'Inter non salva la faccia: i numeri non si possono discutere, una sola vittoria nelle ultime 7 partite (contro la Salernitana ultima in classifica), in cui ha sommato la miseria di 7 punti, una media buona per la salvezza, altro che scudetto e seconda stella. Dopo la vittoria di Cagliari, il Milan ora è sei punti avanti e il recupero da giocare col Bologna serve all'Inter solo a sperare in una classifica migliore, non certo a mascherare la crisi. Il tempo per rimediare c'è ancora, ma ce n'è sempre meno e dopo la sosta (provvidenziale) ci sarà la trasferta in casa Juventus.
Dopo Barella col Sassuolo e Vecino contro il Toro, le chiavi dell'Inter in assenza di Brozovic le prende Calhanoglu, ma al di là dell'importanza che il croato ha assunto un mese dopo l'altro negli equilibri nerazzurri è evidente che il problema di Inzaghi non è solo l'assenza di un singolo, per quanto fondamentale. È tutta la squadra che corre meno e soprattutto peggio di qualche settimana fa. Gioco involuto, idee poche e come sempre accade in questi casi, molto confuse. Così l'avvio della Fiorentina è travolgente: con Vlahovic ancora in maglia viola, la partita sarebbe finita dopo mezz'ora, invece sono gli errori e le esitazioni sotto porta di Gonzalez, Piatek e Saponara più ancora delle parate di Handanovic a tenere l'Inter in partita, fintanto da permetterle di rialzare la testa nell'ultimo scorcio di primo tempo, quando solo l'uscita coraggiosa e tempestiva di Terraciano nega il gol a Dzeko, prima che Martinez segni, ma da posizione irregolare.
I due gol arrivano nel secondo tempo. Prima la Viola, con la combinazione Castrovilli-Gonzalez finalizzata da Torreira, nella difesa interista spettatrice disinteressata delle prodezze altrui (e non è la prima volta; Calha e Barella più piantati di due pali). Poco dopo l'Inter, con una giocata tipica di Inzaghi, che non si vedeva da mesi, ma resta un'eccezione: da Perisic a Dumfries, da una fascia all'altra per il gol di testa dell'olandese.
Sull'1-1 comincia un'altra partita, fatta di folate nerazzurre e ripartenze della Fiorentina sempre più rare. L'emozione più grande è un rigore concesso dall'arbitro Chiffi ma subito cancellato dal Var Valeri, perché è Martinez a colpire Venuti e non viceversa. Inzaghi cambia prima la coppia d'attacco, poi il binario di sinistra. Aumentano la pressione e anche le occasioni.
Su quella migliore, la deviazione di Biraghi sulla botta di Sanchez, si spengono le speranze nerazzurre di vincere la partita. Poi sarà Handanovic, all'ultimo tuffo, a tenere l'Inter aggrappata con le unghie al sogno scudetto.
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