Tokyo 2020

L'Italia fa team in vasca con Greg il fenomeno per entrare nella storia

La forza del movimento: Paltrinieri e le staffette per superare il record dei 6 podi di Sydney 2000

L'Italia fa team in vasca con Greg il fenomeno per entrare nella storia

Un nuoto da gran finale, soprattutto un'Italia da gran finale. Occhio a Paltrinieri e a due staffette. Se è vero, come abusano dire nel calcio, che l'importante è il collettivo, bene questa Italia fa squadra: anzi fa collettivo ed anche medaglie. Le staffette sono state la più esaltante scoperta dell'Azzurra del nuoto. E tutti dietro la resurrezione di Paltrinieri e la glorificazione di Federica Pellegrini che, pur pensionanda, è sempre un bel traino. A ieri, ora del sonno per tutti noi, i podi erano quattro (nella notte c'è stata la finale della Quadarella): tre individuali ed uno grazie alla staffetta 4x100 sl. Ma poi si qualificano alla finale, al gran finale, la staffetta 4x100 mista maschile ed anche quella femminile. E la voglia/speranza di medaglie si fa ingorda. I maschi hanno la chance per un metallo pesante. Le donne, seppur innervate dalla Regina che fa rima con Divina, sarebbero miracolose. Eppure basterebbe un rabbocco di ciondoli nel cestone del presidente Barelli: così non guarderà tutti dall'alto in basso (servono anche gli ori), ma potrà dire che il giardino del nuoto italiano ha ricominciato ad essere in fiore.

Dici Fiore e pensi Fioravanti Domenico, cioè all'Olimpiade (Sidney 2000) che dopo 100 anni di attesa portò un oro al nuoto nostro. Anzi gli ori furono tre: due di Fioravanti nella rana, uno di Rosolino nei 200 misti. Si aggiunsero un argento e un bronzo di Rosolino (200 e 400 sl), un bronzo del ranista Rummolo. L'Italia di venti anni dopo ci sta andando vicino. Max Rosolino, nella veste di profeta, aveva detto ad inizio Giochi che questa è la squadra più forte di sempre. Dunque, fate voi. Certo è che in acqua c'è un gruppo arrembante e ambizioso. Peccato stia per perdere Federica Pellegrini, appunto la stella femminile che mancava a Italia nostra e che cominciò a sorgere quattro anni dopo ad Atene 2004. Tra Sidney e Atene il mondo conobbe una bella Italia del nuoto. Oggi ci riproviamo.

Greg Paltrinieri, con i suoi 800 di follia, ha suonato l'ultima carica. Nel senso: forza ragazzi proviamoci, non addormentatevi. Ieri si è qualificato per la finale dei 1500 sl., terzo tempo della sua batteria, quarto assoluto. Ed ha lanciato la frase che sarà il leit motiv azzurro nel gran finale: «Ci sarà da soffrire, qualcosa dovrò inventarmi». Dopo una serie di gare così lunga e snervante, tutti dovranno inventarsi qualcosa: anche gli avversari meglio forniti e titolati. Chi avrà più fantasia giocherà il jolly. Invece, nella felicità della Pellegrini, che anche in staffetta chiuderà con una bella finale, sembra di riascoltare il visionario Mancini. Dice lei: «Andiamo in acqua per divertirci e ottenere un gran risultato». Più o meno, acqua a parte, lo stesso concetto che diceva Lui quando tutti gli davano del matto. Un'altra idea ad uso comune e chissà mai! Intanto Federica si è divertita con la delusa Panziera (vedi flop negli individuali), con la Castiglioni, ranista in panchina ad uso staffetta, e la farfallista Di Liddo, a migliorare il record italiano (3'5579), quarto tempo raggiunto nella sfida che ha visto vincere il Canada davanti alle ragazze Usa. I maschi hanno fatto di meglio: Ceccon, Martinenghi, Burdisso e Miressi se la sono giocata con il miglior tempo (3'3002) tenendo dietro i fortissimi inglesi e i russi. Sarà un caso, ma proprio questi quattro esprimono la sintesi della miglior Italia vista a Tokyo. Sono quattro medagliati.

Quattro moschettieri e due fenomeni (Fede e Greg): ecco l'Italia che conquista.

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