L'Italia scia sempre più veloce ma che fatica fare gli slalom

L'exploit della Delago conferma la tendenza azzurra Protagonisti in discesa e superG, azzerati nello speciale

L'Italia scia sempre più veloce ma che fatica fare gli slalom

Lucia Galli

Italiani popolo di santi, navigatori, poeti e discesiti? Così va il trend, osservando i primi responsi del circo bianco che, sotto l'albero di Natale, porta più risultati agli azzurri in discesa e superG che negli slalom. Innerhofer e Paris hanno firmato 4 podi, e le signore - a parte Federica Brignone, gigante a Killington - ripartono dal primo podio in discesa e in carriera di Nicol Delago, sull'inedita Saslong in rosa, corroborato dalla doppia vittoria in coppa Europa della sorellina Nadia. Un toccasana per le signore jet, orfane delle vestali Sofia Goggia, Elena Fanchini e Hanna Schnarf. Addio slalom, addio gigante? Non moriremo fra i pali e rinasceremo tutti discesiti? Forse.

Il vento sembra cambiare: ieri compiva gli anni Alberto Tomba. Fra gli infiniti aneddoti della sua carriera si disse che fosse la mamma a sconsigliarli il cimento nella velocità. Dopo l'Italjet di Ghedina-Runggaldier-Vitalini-Fattori-Staudacher si disse, anche, che in Italia mancavano le piste adatte a crescere in velocità. Oggi i numeri provano che le mamme hanno meno paura. Le cifre, poi, raccontano soprattutto delle storie. Negli ultimi cinque anni - dopo Sochi 2014 e oltre Pyeongchang 2018 - il ciclo si è invertito, spostandosi sulla velocità e ancorandosi, nel settore maschile, ai soli veterani Innerhofer, Paris e Fill, oggi un po' acciaccato. Nel settore femminile, invece, convivono leonesse scafate e nuove leve.

I numeri degli italiani dicono anche un'altra cosa con chiarezza. Le donne, da un sostanziale pareggio di podi nel 2016 10 in rosa, di cui 6 firmati tutti da Brignone, contro i 14 in azzurro con Max Blardone ancora in attività e Stefano Gross e Giuliano Razzoli in salute - sono diventate più forti degli uomini. Siamo, infatti, passati dai 2 podi in rosa del 2014, tutti a firma di Elena Fanchini in discesa, contro i sette podi maschili, al 2017, l'anno di Sofia, con Goggia a firmare 11 dei 25 podi totali femminili, ma con una squadra in crescita: basti pensare al triplete del gigante di Aspen con Brignone, Goggia e Bassino. Quello è stato l'anno del sorpasso sugli uomini che centrarono solo 18 podi (12 in velocità).

L'anno scorso il tonfo: azzurri a podio solo 5 volte, esclusivamente con i dottori della velocità. Le signore hanno, invece, centrato 21 podi: oltre alle blockbuster Goggia e Brignone - che insieme totalizzarono 6 vittorie e 8 piazzamenti da top 3 - hanno ritrovato la via al podio anche Nadia Fanchini, Irene Curtoni, Marta Bassino e poi Schnarf, oggi infortunata e Manuela Moelgg, a fine carriera. Il cambio generazionale, quindi, pur con i pensionamenti di Manu e Dada Merighetti, i pesanti infortuni di Fanchini e Schnarf, sembra ammortizzato e meno preoccupante. L'eredità dei nostri moschettieri della velocità, invece, è ancora incerta.

Ad accomunare donne e uomini è semmai il mancato turn over in slalom: oggi, per esempio, rivedremo in pista a Saalbach (Eurosport e Rai sport 10 e 13) sia Gross sia Razzoli cui si

devono, oltre tre stagioni fa, insieme a Patrick Thaler, oggi ritirato, e all'inossidabile Manfred Moelgg, gli ultimi sprazzi di gioia fra le porte strette. Sperando che oggi le mamme non abbiano paura anche dello slalom.

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