Milan, abbiamo un problema. Altro che ripartenza dopo la stracittadina persa allo scadere, altro che ipoteca sul passaggio del turno. La serata di ieri ha dato il là alla prima crisi del Milan targato Gattuso. «L'amarezza per il derby rimane, ma si deve ripartire», il monito di Rino Gattuso alla vigilia della sfida europea. Ma la reazione, a dire il vero, non c'è stata, anzi. Per i rossoneri arriva un ko inaspettato contro il Betis Siviglia, squadra con il peggior attacco della Liga solo 5 gol realizzati e reduce da 2 sconfitte di fila, eppure in grado di spegnere il Diavolo sul suo habitat, quello europeo. «Una prestazione bruttissima, imbarazzante, bisogna metterci la faccia - così l'allenatore rossonero alla fine -. Vedo una squadra spenta, senza identità e questo deve farmi riflettere».
Da quarant'anni, ossia da quel successo 2-1 del 1977 che costò l'eliminazione dei rossoneri dalla Coppa delle Coppe, trofeo d'Europa già vinto due volte dal Diavolo (1968 e 1973), Milan e Betis non si affrontavano in un match ufficiale. Eppure in campo la storia si inverte e il Betis, per lunghi tratti, soprattutto nel primo tempo, la fa da padrone, passando in vantaggio e sciupando altre tre-quattro occasioni, a cui va aggiunto un gol annullato per fuorigioco inesistente.
Turnover parziale rispetto al derby: fuori Calhanoglu (per infortunio), Laxalt, Suso, Kessie, e soprattutto Musacchio (neppure convocato) e Donnarumma (colpito da un lutto familiare, è scomparsa la nonna), ovvero i due milanisti più bersagliati dai tifosi per via dell'errore sul gol di Icardi che ha deciso il derby al 92'. In effetti, però, il turnover risulta troppo robusto per questo Milan e non paga affatto, a testimoniare come le riserve non sono all'altezza dei titolari. Si pensi a Zapata, beffato come un ragazzino da Junior nell'azione del vantaggio biancoverde; si pensi a Borini, che si fa notare in campo soltanto per il taglio biondo platino; oppure a Bakayoko, che alla vigilia aveva promesso fuoco e fiamme. Gattuso prova anche la difesa a 3. Certo è che pure i reduci dal derby sembrano ancora scioccati dalla zuccata-gol di Icardi. In primis capitan Romagnoli, che si fa anticipare sul primo palo da Sanabria, autore della rete dell'1-0, già visto in maglia Roma e Sassuolo. Lo stesso Higuain, un fantasma sia nel derby che nella serata, nervosa, di ieri dove si fa sentire più per le proteste all'indirizzo dell'arbitro che da leader del gruppo.
E dire che Gonzalo avrebbe l'occasione di pareggiare allo scadere del primo tempo, ritrovandosi a tu per tu con il portiere avversario, ma il Pipita si perde in un dribbling di troppo. Conclusione a giro spettacolare è invece quella dell'argentino Lo Celso, in prestito dal Psg, che buca la ragnatela all'incrocio al 10' della ripresa. I cambi danno i frutti sperati, Castillejo è fermato dal palo e a sette minuti dal termine Cutrone, al 4° gol stagionale, riapre la gara. Castillejo poco dopo viene steso in area, ma l'arbitro non concede il penalty tanti dubbi -, e poi si fa espellere per un'entrata scomposta.
Quel che è certo, invece, è che il derby perso ha aperto qualche crepa nell'ambiente rossonero. A maggior ragione dopo un tonfo casalingo che riapre la questione allenatore, con le ombre di Antonio Conte e Roberto Donadoni che si fanno sempre più pesanti e ingombranti.
«A queste notizie commenta Leonardo - la gente non crede neanche più, fa parte del gioco, queste notizie lasciano il tempo che trovano». Ma a Gattuso verrà dato il tempo di trovare la medicina per la mini-crisi? «Io non penso a salvare me stesso e la mia panchina, ma a come risolvere il problema se mi verrà data la possibilità», la chiosa del tecnico.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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