Restio ad ogni tentativo di ammodernamento, il calcio italiano si è dovuto arrendere e introdurre dal campionato in corso la goal line technology, sulla scia della Premier League. Il debutto in serie A il 22 agosto 2015, giornata di esordio, allo stadio Bentegodi di Verona. E il destino ha voluto che proprio nello stesso impianto, a distanza di 4 mesi e mezzo, arrivasse l'attesa prima volta: l'orologio dell'arbitro Irrati ha vibrato mentre sul display appariva la parola goal per indicare che il pallone di Pepe aveva oltrepassato interamente la linea di porta. Il tutto in appena un secondo, grazie a un sistema che ha un margine di errore di sette millimetri, un'inezia. Nemmeno l'assistente di linea Gava era stato in grado di dare certezze. In realtà a Bergamo nell'ultimo turno del 2015, in occasione del rigore del calciatore del Napoli Hamsik, era arrivata la segnalazione dell'occhio di falco, ma l'arbitro di porta aveva già visto tutto. Ieri a Verona la tecnologia ha spazzato via in un attimo polemiche, sospetti e recriminazioni. Con buona pace della Roma che il 6 gennaio dell'anno scorso a Udine vinse con un gol fantasma di Astori: il colpo di testa del difensore finì sulla traversa e ricadde nei pressi della riga di porta. L'addizionale Maresca non volle concedere il gol, l'arbitro centrale Guida decise in maniera opposta. Sancendo la «quasi» fine degli arbitri di porta (poi tenuti in vita per le resistenze del presidente dei fischietti Nicchi, ma solo per eventuali contatti sospetti in area) e l'inizio dell'aiuto tecnologico.
Non a caso il consiglio della Federcalcio diede l'ok all'occhio di falco il 14 gennaio, otto giorni dopo l'episodio incriminato del Friuli. «Sono convinto che il suo utilizzo sia ineludibile», disse il presidente Tavecchio nel giorno del via libera. Da ieri la rivoluzione è compiuta. MDD- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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