Un'impresa tira l'altra, per dirla con chi ama le iperboli. Ma qui non si tratta più di imprese, si tratta di qualcosa di più concreto. Si tratta, usando una parola che va di moda tra gli azzurri in questi giorni, di consapevolezza. Perché dopo 25 anni di Sei Nazioni, finalmente c'è un'Italia che non vive di fiammate, di exploit isolati. Il modo in cui la Nazionale ha vinto in Galles è la cartolina illustrata della nuova Italia. Perché gli azzurri hanno dominato, subendo i primi punti dopo un'ora di gioco e chiudendo sul punteggio stretto di 24-21 solo perché i gallesi hanno segnato due mete quando ormai la partita era finita. Quella di Cardiff è stata la 15esima vittoria in 25 anni di torneo, ovvero su 125 partite, dati che ci mettono ancora i brividi. Ma proprio questa difficoltà infinita ad emergere dà un senso speciale alla doppietta messa a segno in questa settimana, unita al pareggio in Francia che tale è stato solo per un maledetto palo. In queste tre partite (risultato migliore di sempre nel Sei Nazioni, meglio dei due successi già raccolti nel 2007 e nel 2013) si è concretizzata la famosa consapevolezza che si era già intravista nella partita inaugurale, persa di 3 punti con gli inglesi. Dal Mondiale disastroso di sei mesi fa ad oggi, l'Italia si è completamente trasformata. Sarà anche merito del gruppo, ma sta di fatto che la svolta è arrivata con l'approdo sulla panchina azzurra di Gonzalo Quesada.
Il tecnico argentino che ieri è sembrato il meno sorpreso da questo piccolo capolavoro e a cui va il merito di averci fatto rialzare la testa. L'Italia festeggia e lascia ai Dragoni il beffardo cucchiaio di legno. Se fossimo perfidi, come lo sono tante volte con noi oltre Manica, ci chiederemmo: ma cosa c'entra questo Galles col Sei Nazioni?
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