Quattro gol nel derby della Mole, 125 in totale con la maglia granata, sesto nella classifica di tutti i tempi. E la consapevolezza di essere stato il vero protagonista della sfida tra Juventus e Torino più emozionante degli ultimi 20 anni. In quel 3-3 dell'ottobre 2001 Marco Ferrante entrò ad inizio secondo tempo, trascinando la squadra dell'allora tecnico Giancarlo Camolese all'incredibile rimonta. Oggi «la tigre di Velletri», soprannome che ben ricorda il suo modo di giocare, ha appena ottenuto il diploma da direttore sportivo al Centro Tecnico di Coverciano e vive ancora con grande passione le sorti della società in cui ha giocato per ben otto stagioni.
Lei è ancora tifoso del Torino?
«Può dirlo forte. Torino è la mia città, abito qui e mi sentirò sempre granata».
Quindi, da buon granata, quando perde la Juve le fa piacere?
«C'è rivalità e se non vince sono contento».
Qual è il suo derby preferito?
«Quello del 2001. Sono stato uno dei protagonisti della straordinaria rimonta da 3-0 a 3-3, segnando un gol e mezzo».
E quello invece che non vorrebbe mai rigiocare?
«Un 2-0 per la Juve nel 2003. Siamo rimasti in 10 e non meritavamo la sconfitta».
In un 2-2 del 2002 c'è stata la famosa esultanza di Maresca con le corna, quasi una parodia della sua esultanza. Hai mai perdonato Enzo?
«Credo sia stato un errore di gioventù per Maresca e lo dimostra il fatto che anche alcuni suoi compagni non hanno apprezzato il gesto. Io invece esultavo così perché mi sentivo un toro, avevo il "Toro" dentro».
Come finirà sabato?
«Il risultato non è scontato. Se il Toro gioca inferocito, rabbioso, puntando su ritmo e aggressività, può anche regalare delle sorprese. La squadra di Ventura mostra un bel calcio e può mettere in seria difficoltà i bianconeri».
Chi saranno i protagonisti?
«Per la Juve l'uomo da temere è Vucinic. Se è in giornata non si può marcare.
Qual è il sogno nel futuro di Marco Ferrante?
«Prima che il Torino vinca il derby. Poi, un giorno, vorrei diventare il direttore sportivo di questa gloriosa società».
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