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Mago Mou, l'eurocoppettina ora è un affare nazionale

L'Italia non vince nulla dal 2010, quando l'Inter proprio con José conquistò la Champions del triplete

Mago Mou, l'eurocoppettina ora è un affare nazionale

Un percorso di nove mesi e 54 partite giocate. Ma la 55ª esibizione stagionale della Roma può essere quella da mettere negli annali. Perché, come sottolinea Josè Mourinho, la storia si scrive vincendo le finali (la prima internazionale dopo 31 anni per i giallorossi). E chi meglio di lui può dirlo, visto che ne ha conquistate già quattro con Porto, Manchester United e Inter a livello europeo da allenatore (cinque se contiamo anche quella come vice di Robson al Barcellona nel 1997). Trapattoni e Lattek hanno già fatto l'en plein vincendo tre competizioni diverse, lui può diventare da Special a First One, arrivando a 4 con altrettante squadre. E in questo senso la presenza in campo dell'esperto armeno Mhkitaryan, recuperato alla causa, potrebbe aiutare.

La Conference League, l'ultima creatura partorita dall'Uefa per allargare la partecipazione a più formazioni europee, è un trofeo ritenuto da molti di serie C. Il premio finale è esiguo (appena 5 milioni) ma visto lo stato attuale del nostro calcio, non c'è da fare tanto gli schizzinosi. Fu proprio Mourinho a far alzare a un'italiana (l'Inter del triplete) l'ultima coppa continentale. Era il 2010, da allora e prima di stasera due finali da outsider della Juventus, una finale di Europa League dell'Inter e due semifinali della Roma. Stasera toccherà al portoghese provare a sbloccare il nostro digiuno. «La Conference è la nostra competizione», ha ripetuto spesso. Manca solo una gara per far sì che questa frase diventi profetica. E Mou è il volto della stagione giallorossa, il condottiero che ha mostrato la via e ha trascinato con sé la folla. Oltre diecimila saranno a Tirana, in 50mila all'Olimpico davanti ai maxischermi: tutti in attesa di un trofeo che a Roma non si alza da 14 anni a livello nazionale (la Coppa Italia vinta da Spalletti) e addirittura da 61 in Europa (l'ormai defunta Coppa delle Fiere, la vittoria della Coppa Anglo-italiana del 1972 non si tiene in considerazione).

C'è da superare l'ultimo Slot. Come il nome dell'allenatore del Feyenoord, arrivato imbattuto alla notte di Tirana, mentre il cammino dei giallorossi è stato più tormentato (vedi i sei gol incassati nel gelo di Bodo con 166 tifosi fedelissimi sugli spalti che la società ha premiato con un biglietto per la finale). C'è poi la sfida nella sfida per il titolo di capocannoniere: Dessers, 10 gol, contro Abraham a quota 9. Mou non è scaramantico, ma avrà notato che come nel 2017, anno del suo 20° e ultimo trofeo vinto - l'Europa League con lo United - l'avversario era una squadra olandese, l'Ajax. Serve la sua leggenda per scrivere una notte stellata per la Roma che vuole allargare la bacheca. «Ma per me sarà una stagione positiva comunque vada», la chiosa di Mourinho che scherza sul pestone involontario subito in allenamento da Kumbulla, il giocatore albanese che farà propendere il tifo neutrale di Tirana verso i giallorossi («pensavo di dover venire in panchina con le infradito...

).

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