Mai ci fu un duello così Juve-Inter, un romanzo che sa di sfida totale

Dinastie contro (Agnelli-Zhang), gioco diverso (Sarri-Conte) e fenomeni opposti (CR7-Lukaku)

Mai ci fu un duello così Juve-Inter, un romanzo che sa di sfida totale

Alla faccia del duello. Tra Juventus e Inter. Appaiate a quota 45 punti, con lo stesso ruolino di marcia (14 vittorie, 3 pareggi e un ko): 39 gol fatti e 15subiti i nerazzurri, 35 e 17 i bianconeri. I quali hanno vinto a San Siro nello scontro diretto del 6 ottobre, salvo trovarsi ancora tra i piedi la squadra di Conte. Il campionato, senza dimenticare la Lazio terza incomoda, ringrazia. E assiste, interessato, a un testa a testa globale. Sul campo e fuori. Una specie di scontro tra titani, ecco. Che comincia dalle rispettive proprietà e arriva fino al mercato, passando per i risultati sul campo. Se ne vedranno insomma delle belle. Partendo da presupposti diversi, ma con l'identico obiettivo: vincere.

Del resto non si può pensare che la famiglia Zhang sia sbarcata in Italia solo per fare passerella: secondo la rivista statunitense Forbes, il 56enne Jindong, papà dell'attuale presidente nerazzurro Steven, ha infatti un patrimonio personale di 9,4 miliardi di dollari. E Suning, che nel giugno 2016 ha acquistato il 68,55% della società che fu di Moratti, un fatturato superiore ai 30 miliardi: attrezzarsi per vincere è il minimo, insomma. Prendendo come riferimento una Signora che appartiene alla stessa famiglia da quasi un secolo e che, dal 2010, ha in Andrea Agnelli una guida tanto sicura quanto ambiziosa. Con alle spalle Exor, cassaforte sicura e sempre vigile: vero che John Elkann non avrà mai lo stesso carisma del nonno, vero anche che i risultati parlano per lui e per il cugino. I quali lo scorso anno rinunciarono a Marotta, non a caso finito poi quasi subito all'Inter per un trapianto di competenze e organizzazione che adesso pare riuscito: Paratici, da allievo e collaboratore che era, è diventato in tutto e per tutto un rivale, l'estate passata non sono mancati duelli e mezze ripicche, altre ce ne saranno.

Perché lo scontro, quando si compete per gli stessi obiettivi, è sempre dietro l'angolo: Lukaku, per esempio, piaceva anche alla Juve così come Kulusevski all'Inter. Ed è facile ipotizzare che sui vari Chiesa, Tonali e Castrovilli le strade si incroceranno ancora. A proposito dell'attaccante belga, al momento ha segnato un gol più di Cristiano Ronaldo (14-13), del quale è otto anni più giovane: non ne raggiungerà mai gli stessi picchi e gli identici successi, però ce n'è abbastanza per regalare ulteriore pepe al tutto. «Dicevano fosse una pippa, adesso salgono tutti sul carro - è sbottato l'altra sera in tv Antonio Conte -. Era un diamante grezzo, ci stiamo lavorando». E ancora, battibeccando con Capello: «Non è vero che vinciamo di più in trasferta perché giochiamo in contropiede. La mia squadra gioca a memoria: meno male che gli avversari ci temono di più di chi vede la partita». Di sicuro, il gioco di Conte è diverso da quello di Sarri: più verticale e più "nervoso", occupando l'ampiezza con gli esterni di centrocampo e giocando spesso sugli attaccanti, sempre vicini tra loro.

Di contro, Sarri ama fare largo uso del palleggio corto e dell'alternanza dei passaggi in avanti e all'indietro, volendo così generare la superiorità alle spalle della pressione. Idee diverse, identico obiettivo: vincere.

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