Mancio e la giovine Italia. Serve "Fede" nell'attacco per un Europeo da sogno

Chiesa&Bernardeschi chiamati a essere decisivi Se battiamo la Grecia, qualificazione aritmetica

Mancio e la giovine Italia. Serve "Fede" nell'attacco per un Europeo da sogno

C'è una discreta eccitazione in quel di Roma. 50 mila biglietti venduti sono il segnale, inequivocabile, del recupero di stima e affidabilità della Nazionale di Roberto Mancini che stasera può addirittura, in netto anticipo, tagliare il traguardo della qualificazione per Euro 2020. Se non stasera, poi nel viaggio in Liechtenstein si può timbrare il passaporto. Perciò l'occasione della giovanissima Grecia, guidata curiosamente da un ct olandese passato dalle nostre parti, a Genova, è di quelle che non si possono sciupare com'è successo per esempio a un ragazzaccio dell'under 21, Moise Kean, classe 2000, entrato in corsa nella sfida dell'under 21 dell'altra sera e subito espulso. Se non mette giudizio, sarà un'altra boccia persa, purtroppo.

È di un'altra pasta invece Sandro Tonali, stessa annata, centrocampista, ciuffo e lineamenti calcistici alla Pirlo, convocato da Mancini per prepararlo al debutto magari nella prossima sfida che diventerà la striscia di preparazione vera e propria all'europeo ormai in tasca. Se si guarda all'incipit della carriera da ct di Roberto Mancini, si annotano le presenze di alcuni talenti che per infortunio (Pellegrini e De Sciglio) oppure per scarso contributo (Berardi e Balotelli) sono usciti di scena, particolare questo che documenta la volontà del ct di Jesi di dragare tutto il serbatoio del calcio nazionale prima di preparare il gruppo dei 23, ormai completato.

Esaurite le ricerche, la promettente Italia deve cominciare a chiedere a qualche suo esponente prove di maggiore qualità. Il primo di questa particolare lista è Federico Chiesa.

Trasferirsi alla Juve, come suggerito da papà Enrico e dall'interessato, gli sarebbe servito se non altro per misurarsi con il palcoscenico europeo della Champions che è una scuola di alta specializzazione. È rimasto a Firenze, non ha le coppe e deve quindi concentrare nelle apparizioni azzurre le migliori energie. Qui non si tratta di reclamare solo qualche gol in più ma molto altro ancora, visto che proprio all'alba della stagione le sue prove hanno destato più di un' insoddisfazione.

Il secondo della lista è l'altro Federico, Bernardeschi. Identico il suo percorso calcistico, dalla viola alla Juve, scandito però da un processo di maturazione molto più lento e con uno sviluppo recente interessante.

A San Siro contro l'Inter, Sarri lo schierò trequartista col compito di pedinare Brozovic, stasera è atteso dall'eventuale utilizzo come centrocampista, ruolo immaginato da Allegri giusto un anno prima.

Gli aprirebbe nuovi orizzonti professionali. Rispetto al sodale Chiesa, ha un evidente vantaggio: è già un abituale frequentatore della Champions.

Ecco il vero limite del gruppo azzurro che si appresta a guadagnare il prossimo europeo seppellendo, per la prima volta, la

storica amarezza del Mondiale mancato.

Sono pochi coloro che sono coinvolti nelle sfide della coppa dalle grandi orecchie. Leonardo Bonucci, uno di questi, supera oggi con 91 presenze in azzurro il traguardo che fu di Del Piero.

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