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Marc, il sorriso che riscrive la storia del Motomondo

Marquez, titolo, Gp e record. Chi lo ferma più? Dovi ko: "Macché Honda, lui ha fatto la differenza"

Marc, il sorriso che riscrive la storia del Motomondo

Marc Marquez, l'uomo dei record. Sette titoli mondiali vinti a soli 25 anni e 246 giorni, ben cinque in MotoGp, di cui gli ultimi tre consecutivi. Basterebbe questo per elevare la stella dello spagnolo nel firmamento del Motomondiale. Neppure Valentino, che conquistò il suo quinto titolo iridato a 26 anni e 221 giorni, era arrivato a tanto. Inevitabile è il paragone con il Dottore, che come Marquez proprio a Motegi dieci anni fa centrava il Gp e l'ottavo Mondiale. Dieci anni dopo, invece, per il Dottore l'umore è sotto i tacchi al termine di una gara chiusa ai piedi del podio anche per le cadute dei diretti avversari. A maggior ragione ora che il catalano ha raggiunto il settimo livello come Phil Read e John Surtees e il prossimo obiettivo è proprio quello di eguagliare e superare Valentino anche nel computo dei titoli iridati, lui che si trova al terzo posto all-time con Mike Hailwood e Carlo Ubbiali a quota nove. Risulta difficile credere che con soli 25 anni e sette mesi, la fame del cannibale di Cervera possa scemare sul più bello. Anzi, i 13 titoli del connazionale Angel Nieto e i 15 di Giacomo Agostini, restano ancora lì, in attesa di essere battuti. Un discorso al momento utopistico, è vero, ma solo il tempo saprà realmente dirci quali saranno le prospettive future.

Il presente, invece, dice che il diabolico Marquez non ha rivali. Dal 2010, anno del primo titolo iridato in 125, soltanto in due occasioni (2011 e 2015) non si è portato a casa lo scettro di campione del mondo. Ma non è demerito degli avversari, quelli non sono mai mancati. Ma è merito di MM93, capace di annichilire in pista tutti i suoi avversari. Come ieri mattina, quando l'ennesima dimostrazione di forza induce all'errore a due giri dal termine il rivale principale, Andrea Dovizioso, finito sulla ghiaia con la sua Ducati mentre è in lizza per la vittoria del Gran Premio di Giappone. Per il forlivese che in carriera ha fatto della regolarità e della costanza il suo marchio di fabbrica, si tratta del quarto scivolone in stagione: troppi. E allora sul podio insieme allo scatenato Marquez, ottavo centro stagionale per lui più quattro secondi posti e un terzo, a testimoniare il dominio del Cabroncito, salgono l'inglese Crutchlow, secondo con l'Honda non ufficiale nel Gp di casa del team di Tokio e l'altro spagnolo Rins, terzo in sella alla Suzuki.

Dopo la bandiera a scacchi, oltre alla festa anche un momento di panico per Marquez. «Mi è uscita la spalla quando ho abbracciato Rins nel giro d'onore. Per fortuna c'era mio fratello Alex che me l'ha rimessa dentro. A fine stagione devo operarmi», rivela il sempre sorridente Marc Marquez. Amareggiato, dal canto suo, il Dovi. «Dovevo provarci e c'è delusione ma faccio i complimenti a Marc, ha strameritato il titolo. Quest'anno commenta Dovizioso -, non aveva la moto per fare una differenza di cento punti in classifica, ce li ha messi lui. Bisogna inventarsi qualcosa per batterlo l'anno prossimo».

Un'annata che si preannuncia ancora più tosta, con l'arrivo in Honda di Jorge Lorenzo, anche ieri assente e idem tra una settimana in Australia.

Tra i due galli nel pollaio chissà? -, può di sicuro inserirsi il Dovi e questa Ducati ultra competitiva. Ma certo che quel bimbo salito in sella all'età di tre anni a quella moto donata dai Re Magi, ne ha fatta di strada. È diventato il Marcziano che oramai tutti conosciamo. E vuole rincorrere altri record.

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