Marchionne: "Ferrari via e in un altro campionato. Non stiamo bluffando"

"F1 nobile, non va snaturata. Voglio regole più libere, sennò... E altri saranno pronti a seguirci"

Marchionne: "Ferrari via e in un altro campionato. Non stiamo bluffando"

nostro inviato a Maranello

L'apocalisse motoristica viene annunciata fra un tortellino in brodo e un bicchiere di lambrusco. Non è forse il contesto più autorevole ma è autorevole l'uomo che l'accenna. Sergio Marchionne. L'apocalisse motoristica, cioè via la Ferrari e un mondiale alternativo, non è cosa nuova ma ora sembra esserci una rischio in più. Venne sventolata, minacciata e anche in parte organizzata otto anni fa dall'ex presidente ferrarista Luca di Montezemolo che aveva messo su una associazione di squadre e costruttori pronta a girare i tacchi e istituire un proprio campionato. L'armata di allora funzionò e si dissolse perché la Ferrari ottenne più equa ripartizione dei ricavi del business e come lei chi l'aveva seguita. All'epoca se ne parlò tra Parigi e Monte Carlo, stavolta se ne parla soprattutto a Maranello.

Pranzo di Natale in casa Ferrari. Casa che si appresta a diventare sempre più casa Marchionne visto che il presidente conferma «che con il 2018 finirà il mio impegno in Fca, perché sono stanco» e perché «non terminerà quello in Ferrari, qui mi piace di più, il futuro di questa azienda è tutto da scrivere ed è un futuro molto più ricco di quanto mostrato finora...». Quanto all'apocalisse, «c'è chi scherza col fuoco se pensa che bluffiamo a dire di essere pronti ad andar via se non si stabiliscono regole condivise con i capi di Liberty Media. Io vorrei più libertà progettuale, dateci le misure delle gomme e il tipo di motore e poi liberi tutti... Quanto a un'altra serie dal 2021, ora, rispetto ad anni fa, noi case e squadre possiamo andare dove vogliamo. Certo, preferire non farlo e trovare un'intesa che rispetti il dna della Ferrari e delle corse. È vero, lo show è noioso e mancano i sorpassi, ma non voglio questo sport nobile ridotto a gare di Nascar e auto tutte uguali. Se mai dovesse accadere, la Ferrari in tre secondi sarebbe fuori... E se andasse a creare un'altra serie, credo avrebbe la forza di attirare altre squadre con sé». Tanto più che, come fa notare il team principal Maurizio Arrivabene, mai così loquace negli ultimi anni e soprattutto con un'espressione più serena sancita a tavola dalle pacche sulle spalle ricevute da Marchionne, «i nuovi capi americani spesso citano ad esempio Nfl e Nba, che però si organizzano da sé i propri campionati e non hanno bisogno di gestori esterni».

I capi di questa Ferrari sconfitta (c'era anche il direttore tecnico Mattia Binotto) non sono mai parsi così uniti. Come se in serbo avessero qualcosa, come se la futura monoposto (presentazione il 22 febbraio via web) avesse già sussurrato loro cose belle. Si vedrà. Alla voce tecnici solo un po' di imbarazzo nello spiegare che sull'improvvisa rimozione dell'ex capo del motore Lorenzo Sassi (anticipata dal Giornale nel giugno scorso) «non ci fu nessun mistero, fu decisa per i problemi del motore al banco, poi lui preferì non tornare al reparto Gt. Dicevano che era un fenomeno? Io non ricordo di averlo detto», così Marchionne. Fatto sta, ora il motore e la miccia accesa sono in mano a Corrado Iotti.

Nessun imbarazzo, bensì moderato orgoglio del presidente nel dire che fatti due conti, «senza i problemi a fine campionato, Vettel avrebbe vinto il mondiale», mentre una leggera disunione di pensieri alla voce piloti. Concordi su Vettel, «fuoriclasse anche se è vero che a volte è emozionale e gli scappano i cavallini dalla stalle» per Arrivabene, e «ho conosciuto Schumacher, aveva come Vettel un lato emozionale, meridionale, ma non lo avrei mai sostituito con nessuno altro», per Marchionne. Tradotto: quel focoso di Seb non si tocca, «e poi è un ragazzo che studia e impara molto e credo che il lato meridionale non lo vedremo più». Discordi invece su Kimi, macché, non è bollito «un pilota che ti fa la pole a Monte Carlo..., così Arrivabene, «sì, però non possiamo accontentarci di una sola gara, con Kimi serve trovare la vite giusta da regolare, poi guida da dio» così il presidente.

Nel pranzo dell'apocalisse motoristica c'è tempo anche per parlare di donne, quelle ragazze ombrelline che Ross Brawn, il consigliere dei nuovi capi della F1, sta pensando di abolire

dalla griglia di partenza. «Pensasse a cose più importanti» butta lì Arrivabene, «facciamo un uomo e donna e la chiudiamo lì» dice il presidente. Anche perché perdere le ombrelline, quella sì che sarebbe vera apocalisse.

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