Marquez 6 fantastico: equilibrista in pista e fuori

Cade, rimane magicamente in piedi e festeggia con la «sua» bandiera: né catalana, né spagnola

Marquez 6 fantastico: equilibrista in pista e fuori

nostro inviato a Valencia

Due popoli. Uno grande e uno piccino. Nella migliore delle ipotesi entrambi scocciati, nella peggiore infuriati. L'epilogo valenciano del motomondiale ci consegna questa verità. Il grande popolo spagnolo ha applaudito un suo figlio vedendolo vincere il mondiale in casa benché il ragazzo non sappia più quale sia la propria casa. E il piccolo popolo Ducati ha osservato un grande campione trasformarsi in piccolo uomo che non aiuta il compagno a tener vive le ultime, disperate, speranze mondiali.

Marc Marquez ha conquistato il titolo mondiale. Andrea Dovizioso l'ha perso e però vinto lo stesso per quanto è stata inaspettata la sua stagione e per come ha saputo combattere fino all'ultimo. Chi è invece uscito male e con l'immagine sbiadita è Jorge Lorenzo. Per il modo egoistico con cui il ducatista ha tenuto dietro per tutta la gara il compagno in lotta per il titolo, ignorando il box che si sbracciava segnalandogli di cedere la posizione anche se «chi mi critica non capisce le corse», dirà Jorge. È andata avanti così fino a quando non è stato più necessario chiedergli nulla visto che entrambi i ducatisti sono finiti nella ghiaia con le gomme ormai andate. Difficilmente il popolo della Rossa dimenticherà. E andrà così ad aggiungersi a quell'altro popolo, quello del Rossi, che da anni non perdona più nulla a Lorenzo.

Marquez, dunque, campione del mondo. Terzo sul podio dietro a Pedrosa e Zarco sulla vecchia Yamaha che corre veloce al contrario di quella del Vale alla fine faticosamente quinto nonostante il telaio 2016. Quarto titolo MotoGp in cinque stagioni, il sesto mondiale sommando le serie minori. Marquez re di nuovo a Valencia, come nel 2013 quando vinse il primo titolo, «e quello resta il più importante» ammette «però questo, per quanto ho dovuto combattere contro la Ducati e Andrea, arriva subito dopo... Grande Dovi! Mi ha insegnato molto: a crederci sempre, anche quando il week end parte male, lui è incredibile, non molla mai e anche se tutto sembra storto poi in gara ribalta la situazione. Mi ha fatto crescere».

Marquez mago, Marquez Houdini. È riuscito nell'impresa unica di conquistare il campionato cadendo 27 volte nel corso della stagione. Marquez un piccolo dio dell'equilibrismo capace di modificare il concetto stesso di caduta. Perché da ieri, giro 23, il mondo ha scoperto che esistono le cadute non cadute. «Ho staccato tardi» spiegherà lui, «perché sentivo Zarco vicino. Devo al mio gomito questo titolo» ride. Moto impazzita, lo sterzo che si chiude, il ragazzo che piega a sinistra, il ginocchio sdraiato sull'asfalto, il gomito anche, e uomo e moto che per magia si rialzano. Houdini. Si prenderà uno spavento anche poco dopo, ma resterà ancora in piedi.

Tutto da applausi. Basterebbe se fossimo su Marte, ma siamo sul pianeta terra, in Spagna, a tre ore da Barcellona, a un passo dalla Catalogna e dal caos indipendentista. La sua Catalogna. Però Houdini ha deciso di non decidere.

È successo nel giro d'onore sventolando solo la bandiera del proprio fan club. Niente colori di Spagna o di Catalogna. Campione di equilibrismo. Non lo sa, Marc. O forse sì. Nel farlo, stavolta, è caduto. Ma ad accoglierlo non c'era ghiaia. C'erano gli occhi della sua gente. BCLuc

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