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Mazzarri si converte:«Tutta colpa mia»

Il tecnico dell'Inter fa un inusuale mea culpa dopo il derby: «Io principale responsabile se non si vince». Merito di un club difficile da allenare e che stritola gli allenatori. «I tifosi hanno ragione, ma io devo scindere la logica dai sentimenti. La società valuterà per come lavoro».

Mazzarri si converte:«Tutta colpa mia»

L'Inter fa miracoli, lo sanno tutti. Nel bene e nel male. E non c'è nemmeno più bisogno della presenza di Moratti. Dev'essere l'aria di Appiano, ma potete immaginare lo sconcerto di chi ha ascoltato Mazzarri Walter, sì proprio lui, il mister alibi per natura, presentarsi ai giornalisti e ammettere le colpe, anzi andare oltre prendersele tutte, come forse non gli era mai riuscito in tanti anni di carriera. Una conversione da addebitare al potere depressivo che l'Inter instilla nei suoi tecnici o alla forza di una società che ti stritola se non sei davvero bravo? Mazzarri avrà capito i suoi limiti. Derby docet. Contro il Milan, ha raccontato, «non è stata la nostra peggior partita». Ma quasi. Il tecnico non ha visto una squadra senza carattere. «Però non ci siamo espressi come volevamo, capita. Purtroppo è successo in una partita cui tenevamo, una sfida più importante delle altre. Questo ci deve dare la carica per le ultime partite, per riscattarci e dimostrare che è stato un incidente di percorso in cui sono tutti responsabili, soprattutto io».
C'è da pensare che non sia tutta farina delle sue convinzioni, probabilmente il pollice verso dei tifosi via web deve averlo fatto pensare. Ma una conversione così «I tifosi hanno sempre ragione, vivono di emozioni e possono fare ciò che vogliono. Accetto tutto, con qualcuno se la devono prendere e in certi momenti ci si scaglia contro il tecnico. Sono l'allenatore e ci sta che io faccia da parafulmine. Io faccio sempre autocritica, faccio tesoro degli errori eventualmente commessi. Quando non si vince, la colpa è sempre mia: mi accuso sempre da solo».
Bene, bravo, meglio evitare il bis. Thohir non gradirebbe, nonostante gli attestati di stima. Ai quali Mazzarri risponde con furbizia: «Penso che una società valuti il lavoro in un altro modo. Il club sa come lavora un tecnico, come organizza la settimana. Nelle valutazioni, si va oltre l'emotività del momento. Io mi ritengo l'esponente massimo dei tifosi, quando le cose vanno male il primo a starci male sono io. Ma devo essere un professionista e scindere logica e sentimenti. Chi deve valutare l'allenatore deve fare così».
Ed anche per gli originaloni che preferivano vedere in campo Zanetti nel derby piuttosto che pensare a vincere, il tecnico ha una risposta: «Con Zanetti ho un rapporto quotidiano e lui sa che le mie decisioni sono fatte per provare a battere l'avversario. Il capitano è un pezzo di storia dell'Inter, commuove pensare di non vederlo più in campo. Già dieci anni fa l'emblema di questa squadra era lui. Domani spero che lo stadio, anche grazie a questa festa, possa darci ulteriore entusiasmo».

E certamente ci sarà spazio anche per Zanetti.

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