La faccia imbronciata di Lionel Messi ormai è un must, che perda con il Barcellona o con l'Argentina. Inquadri lui e capisci il risultato. Se, invece, inquadri la faccia di Cristiano Ronaldo non sai bene se stia perdendo, vincendo o forzando i toni: CR7 chiede sempre qualcosa in più, a se stesso ed ai compagni. Messi non chiede, rumina rabbia. Ronaldo trascina la nazionale al successo: leggi l'ultima Nations League. Messi, al massimo, riesce a confortarla per l'insuccesso. È così con quest'ultima Argentina: quella della disfatta contro la Colombia. Perdere 2-0 ci sta, ma la squadra è molle, deprimente, senza anima e leadership, hanno scritto i giornali sudamericani che non perdonano più niente. Sono stufi di campioni, o presunti tali (ormai il dubbio è lecito), che nei club fanno la differenza e in nazionale troppo spesso finiscono come comparse.
Sono anni che l'Argentina presenta una banda di calciatori di livello superiore, eppoi i sogni finiscono appallottolati in un secondo posto, quando va bene. L'Albiceleste, per esempio non vince la Copa America dal 1993, ma è stata seconda per 4 volte nelle ultime 5 edizioni. Che dire? San Messi non officia mai il miracolo? Probabile, eppure la Pulce vien definita prototipo del vincente: stranamente gli succede se una squadra gira al meglio. Altrimenti Messi è Messi e gli altri sono perdenti. Il conto non torna: Maradona trascinava, Pelè pure, Cruijff anche, l'altro Ronaldo non si tirava indietro, CR7 lo ha appena dimostrato. E la lista potrebbe non fermarsi qui.
Domanda: ci sarà anche una via di Messi? Una via di Messi al successo, qualcosa da ascrivere alla sua leadership prima ancora che ai piedini d'oro? Un Messi che dimostri davvero di essere il re d'Argentina, non solo del Barcellona. Non basta conquistare Palloni d'oro.
Qualcuno avrà notato il sorriso pieno, totalmente soddisfatto di CR7 durante la premiazione della Nations vinta con il Portogallo. Quello era un sorriso da Pallone d'oro che diceva: vinciamo, dunque vinco. Non il contrario.
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