FirenzeIl Re Leone ruggisce sempre anche se la sua riserva di caccia non è più l'area di rigore: Gabriel Batistuta in Argentina gioca a polo, ha una squadra in rigorosa maglia viola, «mi sento fiorentino», e sul pullman del trasporto cavalli campeggia lo stemma della Fiorentina. Se non è amore questo... Pochi giorni a Firenze, a trovare i soliti amici, un'occasione per parlare di pallone, Italia, Messi, Maradona, Papa Francesco e dintorni. «Balotelli dicono sia un po' pazzo, ma per me è un calciatore fortissimo. Totti è immenso: invidio Francesco perché è ancora in campo e quando giocava con me sapeva sempre quello che volevo io... Cavani adesso è uno dei tre attaccanti più forti al mondo. Montella non credevo diventasse in poco tempo così bravo ad allenare. Su Lamela ho sbagliato: lo ritenevo dotato tecnicamente, ma debole nel fisico, invece mi ha fatto cambiare idea».
Firenze lo ama quasi come Antognoni e lui ricambia: «Non mi sono mai pentito di essere rimasto qui 9 anni. Mi volevano tutti, ma alla Juve non sono mai andato. Siamo andati vicini a conquistare qualcosa di grande, ma è mancato l'ultimo passaggio. Poi ho scelto la Roma dove ho vinto uno scudetto. Sono stato bene, ma niente è paragonabile a Firenze: qui sono cresciuto come calciatore e uomo. A Jovetic non consiglio niente, ognuno ha il proprio carattere: c'è chi vuole vincere facile e chi no... Oggi (ieri per chi legge, ndr) è il compleanno di Vittorio Cecchi Gori? Lo ricordo con simpatia, anche se con quella testa non è riuscito a realizzare ciò che avremmo meritato... Purtroppo si è sempre circondato di persone sbagliate... Mi piacerebbe rientrare nel calcio. In viola? Da dieci anni ripeto la stessa cosa: la proprietà sa dove abito... La corsa Champions? E' dura per la Fiorentina, ma già il fatto che sia a lottare per il terzo posto significa che ha fatto una grande stagione, adesso dovrà ottenere continuità nel tempo».
Intanto l'Argentina è felice per Papa Francesco: «Di più per voi non potevamo fare», ride ancora Batistuta. «L'ho conosciuto quando era vescovo di Buenos Aires». Meglio Messi o Maradona? «Con Diego ho giocato e vi assicuro che a noi più giovani trasmetteva un fluido pazzesco. Messi e Maradona sul piano tecnico sono due numeri uno, ma Diego era un'altra storia... Più carisma in tutto. Condizionava avversari, pubblico, arbitri... Messi mi pare meno leader, più educato...».
Ultime battute: «Il Milan deve cambiare tanto? E' solo una questione di soldi. Ai miei tempi c'erano molti più campioni in Italia: ora vanno in Spagna, Inghilterra, Germania. Anche in Argentina guardano meno il vostro calcio: è più noioso».
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